Diario di viaggio in Thailandia: tra Bangkok, Krabi, Similan e Phi Phi

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Dopo averci fatto sognare i Caraibi con il suo diario di viaggio a Cuba, la grande viaggiatrice Sara ha voluto condividere gentilmente con tutti noi anche il suo diario di viaggio in Thailandia.

Un racconto simpatico e affascinante di un tour effettuato tra il Natale e il Capodanno scorso, e soprattutto ricco di informazioni interessanti per visitare la Terra del Sorriso.

Sei pronto per abbandonarti alle atmosfere esotiche? Mettiti comodo e lasciati ispirare da questo

Diario di viaggio in Thailandia.

diario di viaggio in thailandia
Per questo Natale abbiamo deciso di farci un regalo bellissimo, un po’ fuori dal comune: un bel viaggio in Thailandia. E’ la nostra prima volta in Asia ed è la prima volta che in inverno andiamo in un posto caldo, e devo dire che la cosa non ci dispiace affatto.

Non amiamo partire durante i periodi più gettonati, dato che costa tutto il triplo ed è quasi impossibile girare per via della immensa mole di turisti, ma purtroppo lavorando in ufficio non abbiamo altre occasioni per fare viaggi così lunghi, e dobbiamo spesso “accontentarci” di brevi week-end in Europa.

Abbiamo preso un volo Emirates con scalo a Dubai, tra l’altro l’esperienza di volo migliore mai fatta: gli aerei sono a due piani (A380) e la classe economy a nostro parere è quasi meglio di molte prime classi di altre compagnie. I posti sono larghi e comodi, il cibo molto buono, ci sono film in tutte le lingue possibili, dal russo al coreano, l’equipaggio parla complessivamente una quindicina di lingue e quando è buio sul “soffitto” dell’aereo compaiono le costellazioni. Insomma, una signora compagnia.

Il nostro itinerario prevede la visita di Bangkok, del nord (Chiang Mai e Chiang Rai) e poi 5 meritati giorni di mare tra Krabi e le Isole Similan, spostandoci da una zona all’altra con i voli interni della compagnia low cost Air Asia e prenotando dall’Italia tutti gli hotel e i b&b, su booking.com.

24 – 26 dicembre: Bangkok
diario di viaggio thailandia
Atterriamo all’aeroporto di Bangkok il 24 dicembre, la vigilia di Natale, alle ore 18. All’aeroporto ci attende un taxi, prenotato su internet da Roma, che ci porta dritti nel bellissimo hotel nel quale staremo 2 notti.

La Thailandia è molto economica, per questo motivo abbiamo scelto un hotel meraviglioso pagando poco meno di 50 euro a notte per una camera matrimoniale: la nostra enorme stanza al ventesimo piano ha una vetrata gigantesca che ci consente di goderci il panorama sui templi illuminati, direttamente e comodamente dal nostro letto. Al ventiquattresimo piano c’è una piscina panoramica con un romantico bar dal quale si può ammirare lo Skyline di Bangkok, che la sera è veramente magico. Insomma, noi che siamo abituati a viaggiare dormendo su scomodi divani-letto in stanzette ricavate in casa degli host di Airbnb è un bel salto di qualità.

La colazione è tra le più varie e gustose mai trovate in hotel: ci sono cuochi che preparano omelette sul momento, quelli che preparano pancake, 6 tipi di pane, cornetti, dolci, insalate, riso, carne, succhi di frutta freschi e molto altro.

A pancia piena, finalmente si esce a vivere la città. Concordiamo con un taxi ad un prezzo bassissimo (dopo, ahinoi, capiremo il perché) una corsa a/r fino al mercato galleggiante di Damnoen Saduak, che si trova a un’ora di auto dal centro città. Il tassista ci porta a quella che secondo lui (e anche secondo noi, dato che non ci siamo mai stati prima.) è l’entrata del mercato, ma un giro in barca costa veramente tantissimo. Ma siamo arrivati fino a qui, intorno non c’è nulla e quindi andarsene ci sembra stupido.

Saliamo sulla classica barchetta di legno stretta e lunga e ci ritroviamo nel fantastico mondo del Floating Market, quello a cui chiunque pensa quando viene nominata Bangkok. E’ effettivamente affascinante, ci passano vicino barche guidate da donne con il cappello di paglia che vendono cocchi, spezie e succhi di frutta, su altre barche è addirittura presente una piccola brace sulla quale cuocere la carne.

Ai lati del fiume ci sono piccole baracche che vendono vestiti colorati e souvenir in legno e, ovviamente, siamo circondati da verde. Purtroppo le barche non sono a remi, come vogliono far credere molte foto, ma a motore. Si è, quindi, perennemente immersi nel fumo ed è difficile parlare perché le voci sono coperte dal frastuono.

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Ma un particolare attira la nostra attenzione: passiamo davanti alla vera entrata del mercato galleggiante. I giri in barca costano 5 volte meno di quanto l’abbiamo pagato noi e fanno lo stesso identico giro. Purtroppo questo è il nostro primo giorno in Asia e ancora dobbiamo imparare a destreggiarci tra le onnipresenti trappole per turisti che troveremo durante tutto il viaggio. E pensare che noi di posti ne abbiamo visitati parecchi e queste cose non dovrebbero capitarci.

La barca passa poi per un wat (tempio), il primo della nostra vacanza. Un cartello ci dice di toglierci le scarpe e, una volta indossati i calzini, saliamo i gradini che ci portano a una grande statua del Buddha rivolta con le spalle al fiume. Ai suoi piedi, omaggi floreali e fedeli inginocchiati in preghiera, intorno gong e campane. Adesso sì che ci sentiamo in Thailandia!

Un po’ arrabbiati con il nostro tassista, ci facciamo accompagnare al Tempio indù di Sri Marian Man. Non abbiamo mai visto un tempio indù in vita nostra e rimaniamo estasiati: una serie di coloratissime sculture si innalzano verso il cielo formando quello che è il tetto del tempio, a forma di piramide. All’interno brucia un incenso profumato e i fedeli intonano canti religiosi. Anche qui troviamo tantissime ghirlande di fiori colorati che ornano l’altare, oltre a pietanze prelibate che i devoti portano per rendere omaggio alle loro divinità.

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Lasciato il tempio indù, ci facciamo portare al Wat Traimir, un tempio che si trova nella Chinatown di Bangkok, alla quale diamo un’occhiata veloce dal taxi. Questo tempio è famoso perché al suo interno si trova la più grande statua di oro massiccio del mondo, che pesa 5 tonnellate ed è alta 3 metri. E’ veramente impressionante, ed è strano come ci si possa avvicinare tanto ad una statua così preziosa.

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Ultima tappa di questa prima intensa giornata, il Golden Mount (Monte d’oro), una collina artificiale dalla quale si può godere di un meraviglioso panorama a 360 gradi. Lungo i 320 gradini che portano al chedi (monumento appuntito) dorato, è facile incontrare gong, campane e monaci buddhisti: l’atmosfera è surreale.

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Rientriamo in hotel, dove ci attende una bella cena a lume di candela a bordo piscina con vista su Bangkok al tramonto, e solo allora ci rendiamo conto che è Natale, e che il nostro originale cenone consiste in involtini primavera, noodles e riso!

La mattina dopo ci attende un’altra giornata all’insegna di visite dei templi: a Bangkok ce ne sono davvero tantissimi, ma avendo poco tempo riusciamo purtroppo a visitare solo i più famosi.

Di fronte all’hotel prendiamo un tuk tuk e ci facciamo portare al complesso del Grande Palazzo Reale, l’attrazione più famosa della capitale thailandese. Attualmente la famiglia reale non vive qui e il palazzo è utilizzato solo per le cerimonie ufficiali.

Noleggiamo una gonna lunga per me (non si può entrare in pantaloncini, ma fa troppo caldo per girare in pantaloni lunghi.), facciamo la fila ed entriamo nel cortile centrale. Quello che ci troviamo davanti è uno spettacolo difficile da dimenticare: un enorme complesso di monumenti dorati che riflettono la luce del sole in ogni dove, templi con i tetti a punta verdi e rossi, chedi a perdita d’occhio, statue colorate. Non sappiamo dove guardare, è tutto troppo bello per essere vero.

Scattiamo miliardi di fotografie e raggiungiamo il Tempio del Buddha di Smeraldo. Al suo interno troviamo, appunto, una piccola statua di Buddha verde smeraldo, anche se il materiale con il quale è stata costruita non è smeraldo ma giadeide.

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Dopo aver visitato anche gli altri edifici del cortile passiamo davanti al Palazzo Reale, non visitabile all’interno. Nelle aiuole antistanti prendono il sole dei fantastici varani, ovviamente più piccoli di quelli di Komodo, e non pericolosi.

Vediamo arrivare consistenti gruppi di turisti e decidiamo di andare via e proseguire il nostro giro. Ci rechiamo al Wat Pho, tempio conosciuto per l’enorme statua del Buddha sdraiato ricoperta d’oro, lunga 46 metri ed alta 15.

La prossima tappa è il Wat Arun, il Tempio dell’alba. Il tempio si trova dall’altra parte del fiume Chao Praya rispetto a dove siamo noi, ma non vediamo ponti. Infatti, per attraversare il fiume, occorre salire su una piccola barca che al costo di pochi baht ci porta in 3 minuti sull’altra sponda. Dal fiume la vista sul tempio è stupenda. Si chiama così per i particolari effetti cromatici che il tempio assume al sorgere del sole, nelle prime ore del mattino. Purtroppo è già pomeriggio e domani saremo a Chiang Rai, ma ci ripromettiamo di tornarci nel nostro prossimo viaggio a Bangkok per godercelo con una luce diversa (e con meno turisti).

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Il tempio è d’effetto anche alle 4 del pomeriggio: la struttura principale consiste in un’immensa torre, sulla quale si può anche salire attraverso ripide scalette, completamente ricoperta da piastrelle bianche, arancioni, azzurre e verdi. Intorno ci sono altre torri colorate e le immancabili statue dorate del Buddha.

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Riattraversiamo il fiume e decidiamo di visitare, con un’altra barca, le zone poco conosciute di Bangkok. Il giro dura un’ora e ci porta tra i canali che passano tra case e palafitte abitate. Rimaniamo impressionati dal silenzio e dalla pace che regna qui, sembra di essere in un paesino di periferia e invece siamo nel pieno centro della città più caotica della Thailandia.

Passiamo davanti ad anziani signori che prendono il sole, donne che lavano i piatti nel fiume (probabilmente almeno 5 volte più sporco del Tevere) e addirittura bambini che fanno il bagno. Tutto sembra scorrere lento e rilassato, e questo bel giro ci regala un’ora di pace e di aria fresca, dato che abbiamo camminato per due giorni sotto al sole cocente.

E’ giunta l’ora di tornare in hotel per prendere i nostri bagagli e volare a nord, ci aspetta un volo della Air Asia che ci porterà a Chiang Rai.

27 dicembre: Chiang Rai
Per oggi abbiamo prenotato nel nostro b&b un tour privato in macchina con un simpatico autista chiamato Waranyu, che parla inglese e che durante la giornata ci racconterĂ  storie e curiositĂ  sulle cose incredibili che visiteremo.

Primo fra tutti, il tempio bianco. E’ la cosa che più avevo desiderio di visitare quando abbiamo prenotato il volo per la Thailandia e non delude le mie aspettative, anzi è molto ma molto più particolare di come io lo potessi immaginare. L’esterno è completamente bianco e in parte coperto da piccoli specchietti che riflettono la luce; tra l’altro è una bellissima giornata di sole, quindi è tutto ancora più magico. Ci si accede passando su un ponte che attraversa un “fiume” di mani che dal basso si innalzano verso il cielo, come a chiedere di essere liberate e salvate. Ai lati del ponte è facile incontrare statue inquietanti di figure mostruose, anch’esse bianche. Tutto ciò simboleggia il desiderio e le tentazioni della vita che non consentirebbero, secondo il Buddhismo, di raggiungere il Nirvana.

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Ma la cosa più bizzarra di questo tempio è l’interno: sulla parete di fronte all’entrata è disegnato un Buddha gigantesco, mentre sul muro che, una volta entrati, si trova alle nostre spalle ci sono immagini raffiguranti tantissimi personaggi famosi, reali o di fantasia, come Harry Potter, Maestro Yoda, i Pokemon, Elvis, Kung Fu Panda, c’è anche la testata di Zidane a Materazzi. Anche questo sta a contrapporre le tentazioni del mondo moderno con la purezza del regno di Buddha.

Il tempio è ancora in costruzione, non è ancora prevista una data di fine lavori (come per la Sagrada Familia di Barcellona) e le immagini sono in continuo aggiornamento. Purtroppo non è permesso fare foto all’interno ed è un vero peccato. E’ qualcosa di unico che non è possibile trovare in nessuna altra parte del mondo.

All’esterno c’è una panchina con una statua di Iron Man fatta di specchi, dove ovviamente ci scattiamo una foto. C’è anche un albero un po’ macabro dai quali rami pendono le teste di personaggi “malvagi” quali Gollum e Scream.

Accanto al tempio bianco c’è un’altra struttura meravigliosa, tutta dorata. Eravamo convinti fosse un altro tempio e invece… era un bagno! Il bagno pubblico più bello mai utilizzato in vita nostra.

Dall’altra parte della città sono visitabili anche le case nere, un complesso di edifici in legno che, contrapponendosi al tempio bianco, sono tutte di colore scuro. Addirittura nel laghetto nuotano due cigni neri, in tutta la loro eleganza.

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Ma la giornata è lunga, quindi saliamo in macchina e raggiungiamo Monkey Cave, un piccolo parco a ridosso di una montagna dalla quale scendono le scimmie per andare alla ricerca di cibo.

Le furbette hanno imparato che lì ci sono i turisti con banane e noccioline e quindi non esitano a farsi vedere e a chiedere cibo anche abbastanza insistentemente (stavo dando una nocciolina ad una scimmia e un’altra mi ha tirato i pantaloni perché ne voleva una anche lei!). E’ divertente interagire con loro, a volte le loro espressioni sembrano proprio umane.

Ci fermiamo poi a mangiare in un ristorante a buffet di cibo thailandese, incluso nel prezzo del tour, e a pancia piena ci avviamo al cosiddetto Triangolo d’oro, ovvero il confine con Laos e Birmania. Il fiume Mekong segna il confine tra i 3 paesi, e la vista dal punto panoramico lascia senza fiato. Waranyu ci fa notare che da dove siamo noi si può osservare il cambio di corsia (senza fermarsi!) delle macchine che passano il confine tra Birmania e Thailandia. Infatti in Thailandia la guida è a sinistra, mentre in Birmania e Laos a destra. E’ una cosa che non avevamo mai visto, anche perché tutti i paesi da noi visitati fino ad ora con la guida a sinistra sono isole e quindi non ci sono confini da superare.

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Visitiamo poi alcuni bellissimi templi, tutti con una vista mozzafiato, e il museo sulla storia dell’oppio. Il biglietto del museo consiste in una cartolina, a nostra scelta, sulla quale poter apporre i timbri degli uffici postali di Thailandia, Laos e Birmania. Queste cose ci piacciono da impazzire!

Rientrati in città, Waranyu ci fa presente che in questi giorni a Chiang Rai c’è un festival floreale da non perdere. Possiamo mai perdercelo? La sera raggiungiamo il parco comunale dove veniamo catapultati in un mondo fatto di colori e profumi, con sculture fatte di fiori, distese di tulipani, tunnel di margherite e muri di violette, il tutto con sottofondo di musica live tradizionale thailandese.

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Ci spostiamo poi a vedere lo spettacolo di luci e suoni dell’orologio di Chiang Rai, la maggiore attrattiva della città, che viene ripetuto ogni mezz’ora.

Questa giornata ci è piaciuta tantissimo, è stato tutto perfetto, e non vediamo l’ora di visitare anche Chiang Mai!

28 Dicembre: Chiang Mai
L’indomani prendiamo un pullman che in 3 ore ci porta a Chiang Mai, piccola cittadina famosa per i suoi numerosi templi: sono più di 300! Avendo poco tempo, ce ne scegliamo alcuni da visitare in giornata seguendo un itinerario a piedi.

Dopo essere passati al b&b a cambiarci (per entrare nei templi buddisti bisogna avere le spalle coperte, gonna o pantaloni lunghi e scarpe comode da poter togliere e rimettere facilmente, dato che si entra scalzi), iniziamo il nostro giro dal Wat Chedi Luan, che a noi è piaciuto tantissimo per via della sua enorme stupa (una specie di torre) antica in pietra e mattoni che purtroppo è stata in parte distrutta da un terremoto. Intorno ci sono dei piccoli altari dedicati ai segni dell’oroscopo cinese.

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Visitiamo poi il Wat Phra Sing, uno dei templi piĂą famosi, e ci sediamo al bar fuori dal tempio per rifocillarci. Intorno a noi, sugli alberi, sono attaccati cartelli con frasi, in inglese e thailandese, con le piĂą conosciute massime del buddismo.

Ci spostiamo un po’ fuori dal centro per visitare il Wat Suandok, caratteristico per i chiedi bianchi al suo esterno che contengono le ceneri della vecchia famiglia reale di Chiang Mai (le date di nascita e di morte sono riportate con anni diversi dai nostri). Qui si trova anche la Buddhist University, e infatti incontriamo una “scolaresca” di bambini e ragazzi rasati con la classica tunica arancione: sono piccoli monaci novizi che pregano insieme al loro maestro, inginocchiati davanti alla statua di Buddha.

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Tornando verso casa passiamo davanti a tantissimi altri templi di cui ho difficoltà a ricordare il nome (la lingua thai non è proprio la cosa più semplice del mondo!), ci facciamo una doccia e usciamo per cena.

Ci incamminiamo poi al famoso night bazar, in Thailandia ce ne sono tanti ma abbiamo sentito parlare benissimo di quello di Chiang Mai, e in effetti il mercato è molto grande e si possono trovare dalle specialità culinarie del luogo (tra le quali i famosi insetti fritti) ai vestiti tipici, pantaloni larghi, tuniche colorate e oggetti in legno. Ci sono anche molti prodotti di marchi famosissimi che in Italia costano sui 100/200 euro e qui poco più di 5. Sembrano fatti molto bene, ma ci ricordiamo che la Cina è a soli 200 km da qui…
Ci fermiamo nella piazzetta principale a bere qualcosa, circondati da camioncini che vendono cibo e bevande thai, e l’aria che si respira è allegra, rilassata e amichevole. Purtroppo inizia a piovere e siamo costretti a riavviarci verso casa.

29 Dicembre: Elephant Nature Park
Questo è il posto che ti mette in pace con il mondo e che ti dà speranza e fiducia nelle persone. Questo è il posto che tutti dovrebbero visitare almeno una volta nella vita per rivalutare il proprio rapporto con il mondo animale, soprattutto i meno sensibili al tema.

Abbiamo prenotato dall’Italia questa visita in questo parco meraviglioso, non costa poco ma il ricavato va tutto per il sostentamento e la cura degli animali residenti qui.

In Thailandia purtroppo gli animali sono sfruttatissimi (il classico giro a dorso di elefante, le scimmie vestite da pagliaccio costrette a esibirsi in stupidi balletti, le tigri sedate e incatenate da accarezzare, e molto altro) sia per turismo ma anche per lavoro, infatti per esempio gli elefanti sono anche utilizzati per trasportare materiali pesanti o cacciati per il loro avorio.

La fondatrice di questo parco fa del suo meglio per salvare più elefanti possibile dai lavori forzati e li inserisce in un programma di riabilitazione che prevede un controllo sanitario con le relative cure e una semi-libertà, controllata dai volontari dell’associazione, all’interno di questo enorme spazio adattato alle loro esigenze.

Ma la cosa particolare è che ad abitare qui non sono solo gli elefanti, ma anche centinaia di gatti, cani e una mandria di bufali, e convivono tutti in armonia andando d’accordo gli uni con gli altri. Addirittura c’è un’elefantessa un po’ scontrosa con i suoi simili, che però ha instaurato una bellissima amicizia con un cagnolino, e vederli giocare insieme al di là di qualsiasi diversità fa davvero bene al cuore.

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Prima di arrivare, nella navetta che dal b&b ci porta a destinazione in un’oretta, ci viene spiegato il comportamento da seguire, come interagire con gli elefanti, cosa non fare per evitare che si innervosiscano e ci viene ovviamente chiesto il rispetto assoluto di poche semplici regole per il benessere degli animali.

La giornata inizia con una cosa che ci è piaciuta tanto, e cioè dare da mangiare agli elefanti. Ci sono stati consegnati dei cesti con cocomeri, zucche e altra verdura, che gli elefanti hanno preso con la proboscide dalle nostre mani e che hanno mangiato in un solo boccone.

Conosciamo poi Kaboo, una elefantessa con la schiena spezzata a causa dei troppi anni di “lavoro forzato” (infatti il corpo degli elefanti, anche se è grande e possente, non è fatto per portare pesi, né persone né cose, e la maggior parte degli elefanti presenti qui hanno purtroppo la schiena spezzata o comunque problemi alle ossa). Le facciamo qualche carezza sulla proboscide, qualche foto e ci rechiamo nell’area giochi dove una famiglia di elefanti sta infilando zampe e proboscidi in vecchie gomme di camion attaccate ad un tronco con una corda, sembrano divertirsi molto.

Dopo aver giocato si fanno un bel bagno rinfrescante nel fiume per poi uscire e rotolarsi nella terra, gettandosela addosso con la proboscide. Una bella corsetta e poi di nuovo a mangiare. Sembrano felicissimi, anche se tutti hanno alle spalle una storia molto triste fatta di dolore fisico, maltrattamento e prigionia.

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Dopo un bel pranzo vegetariano a buffet torniamo al fiume dove possiamo toglierci le scarpe e farci il bagno con gli elefanti, che ci ricevono con il movimento delle orecchie avanti e indietro, che in “elefantese” vuol dire “Benvenuti!”
Con i secchi prendiamo l’acqua e gliela buttiamo addosso per lavarli, poi la situazione degenera e iniziamo a farci i gavettoni anche tra di noi. Ma tanto fa caldo…!

La nostra giornata qui è finita, ma quello che ci ha lasciato è qualcosa di speciale che faticheremo a dimenticare: è stata forse una delle esperienze più belle della nostra vita.

30 Dicembre: Krabi(Railay Bach)
E’ giunta l’ora di lasciarci il bel Nord della Thailandia alle spalle per rilassarci un po’.

Prendiamo un volo all’alba per Krabi, da dove con un taxi raggiungiamo Ao Nang Beach dove abbiamo il nostro hotel come base per le varie escursioni. Abbiamo prenotato un b&b gestito da un ragazzo italiano, nel quale soggiorneremo 5 notti.

Avendo letto sul web che Railay Beach è probabilmente la spiaggia più bella del mondo, le aspettative sono alte. Con una passeggiata di 10 minuti arriviamo sulla spiaggia di Ao Nang dalla quale partono le classiche barchette in legno con i nastrini colorati sulla punta. Ci togliamo le scarpe e saliamo a bordo, è incredibile esserci sopra dopo averle viste in foto e sognate per anni.

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Nel breve tragitto fino a Railay Beach, che è raggiungibile quasi solo in barca (il percorso via terra è lungo e accidentato) passiamo davanti alle tipiche formazioni rocciose in mezzo al mare coperte da alberi, e vicino a scogliere anch’esse piene di verde. Finalmente vediamo in lontananza la spiaggia, sabbia bianca e mare azzurrissimo.

Purtroppo la sabbia è melmosa, e quindi l’acqua del mare perde quel senso di trasparenza e purezza che troveremo più avanti alle isole Similan. Ma è pur sempre il 30 dicembre e noi siamo al mare, quindi ci va più che bene così.

Facciamo due passi nell’interno, più che altro per andare a cercare un negozio che venda crema solare, e incontriamo delle simpatiche scimmiette che hanno appena rubato un pacchetto di patatine a un ragazzo. Girano libere e indisturbate, e questa cosa ci fa molto ridere perché non siamo abituati ad incontrare scimmie durante le nostre passeggiate.

La sera facciamo un giro per Ao Nang e sinceramente rimaniamo molto delusi. Abbiamo scelto la zona di Krabi invece che quella di Phuket per evitare luoghi unicamente turistici, e invece ci troviamo a camminare per una strada, l’unica del paesino, piena zeppa di alberghi, Mc Donald, ristoranti con pasta e pizza nel menù rigorosamente in inglese, negozi di souvenir che vendono cineserie a prezzi triplicati rispetto al resto del paese e agenzie di viaggio in ogni dove. Non c’è altro.

Prenotiamo un tour per il giorno dopo sperando di essere stati bravi e fortunati nella scelta e torniamo a casa.

31 Dicembre: Tour delle 7 isole
Sulla carta, il tour delle 7 isole è davvero interessante: prevede, appunto, la visita in barca di 7 isole con barbecue su Poda Island al tramonto e bagno in notturna tra il plancton luminoso, che è una cosa particolare che si trova solo a Krabi.

In realtà, il tour parte con 2 ore di ritardo e consiste nella visita di 4 isole su 7, con cambio di barca ogni volta che c’è da visitare qualcosa (perché quelle troppo grandi non possono avvicinarsi alle spiagge), cena a base di riso e pollo precotti portati da casa in un ristorante un po’ triste vicino a Railay Beach, nell’entroterra, ben oltre il tramonto, e piedi in acqua dalla barca per osservare il fenomeno del plancton luminoso per circa 2 minuti, senza bagno.

Ma si cerca di prendere il buono da ogni situazione: intanto questo tour l’avevamo prenotato con il 70% di sconto sul prezzo pieno, e poi le (poche) cose che abbiamo avuto il piacere di vedere sono davvero fantastiche.

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Prima tra tutti, Chicken Island: è un’isola a forma di pollo molto divertente da vedere. In mare nuotano tantissimi pesci colorati e i fondali sono pieni di coralli. Abbiamo a disposizione una ventina di minuti per fare snorkeling e ce li godiamo tutti.

Subito dopo approdiamo a Tup Island, due isolette minuscole collegate tra loro da una striscia di sabbia lunga 50 metri che con l’alta marea sparisce. Ci facciamo una bella nuotata anche qui ed è subito l’ora di partire per un’altra piccola isola, niente di entusiasmante ma lo snorkeling è favoloso anche qui.

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Ultima isola, Poda Island, che visitiamo al tramonto. L’isola ha, di fronte alla spiaggia, una grande roccia coperta da alberi, in mare, che rende il tutto ancora più magico.

Che dire poi del plancton luminoso: peccato non aver fatto il bagno! Si riesce a vedere solamente se è buio pesto, e solo se l’acqua è in movimento. E’ un fenomeno particolarissimo, i nostri piedi in acqua sembravano luccicare ad ogni movimento.

Purtroppo a Krabi (e, ci hanno detto persone conosciute lì, anche a Phuket) tutti i tour sono organizzati in questo modo, è quasi impossibile trovare una gita affidabile che rispetti minuziosamente il programma.

Fortunatamente domani cambiamo zona e andiamo per 2 giorni alle Isole Similan, quasi sconosciute e a numero limitato di visitatori, prenotate mesi prima dall’Italia.

Ci passerĂ  a prendere un taxi alle 4 del mattino, motivo per cui decidiamo di fare un piccolo brindisi a mezzanotte per Capodanno e andare subito a dormire.

1 – 2 Gennaio: Isole Similan
Ci svegliamo più o meno alla mezzanotte italiana e quindi riusciamo a fare gli auguri “puntuali” a parenti ed amici in Italia, anche se qui siamo nel 2016 già da qualche ora.

Lasciamo Krabi per 2 giorni per raggiungere il lontano e sconosciuto arcipelago delle Isole Similan: si tratta di un parco naturale che comprende 9 isole situato nel Mar delle Andamane.

Le isole sono selvagge, abitate da varani, pipistrelli, topi, cinghiali, insetti e serpenti, e non ci sono hotel; si può soggiornare solamente nell’unico campeggio presente oppure in barca, come abbiamo fatto noi.

E’ bene prenotare mesi prima, dato che le isole sono a numero chiuso, ed è bene trattenersi almeno una notte per godere di questa meraviglia della natura al tramonto e all’alba, quando non ci sono i turisti che le visitano in giornata. Inoltre addormentarsi completamente al buio cullati dalle onde ascoltando il rumore del mare è una sensazione indescrivibile, non credo ci sia modo migliore di iniziare l’anno.

Il mare delle isole Similan è probabilmente il più bello mai visto in vita mia, paragonabile ai Caraibi ma con molta meno gente. La sabbia è bianchissima, fatichiamo a tenere gli occhi aperti per quanto brilla al sole, e l’acqua è di un azzurro che più azzurro non si può. Le rocce sono lisce e levigate e ricordano molto le Isole Seychelles. Ma la vera chicca di questo posto è lo snorkeling che si può praticare in qualsiasi posto, si vedranno sempre cose magnifiche.

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Il nostro tour prevede in 2 giorni il giro di 6 delle 9 isole sulla barca nella quale dormiremo e mangeremo, infatti sono previsti abbondanti buffet a colazione, pranzo e cena. Le altre tre isole non sono visitabili poiché sono abitate dalle tartarughe marine che depongono lì le uova.

La nostra guida thailandese ci terrĂ  compagnia per entrambi i giorni e farĂ  snorkeling con noi, per mostrarci il meglio dei fondali della zona e spiegarci curiositĂ  e nomi dei pesci e dei coralli che vedremo.

Il primo bagno del 2016, all’isola n. 5, promette molto bene, dato che ci imbattiamo in una fantastica tartaruga marina che non ha paura degli umani ma nuota in mezzo a noi, sembra quasi le piaccia farsi ammirare.

Dopo un altro bagno all’isola n. 6, la barca ci porta alla n. 4, abbiamo qualche ora libera per esplorarla. E’ l’unica con il campeggio e qui hanno organizzato il pranzo a buffet in stile thai. Qui troviamo finalmente le famose altalene appese ai rami degli alberi sulla spiaggia, quelle che si vedono spesso nelle foto della Thailandia. Sembra di essere in paradiso!

Decidiamo di utilizzare il nostro tempo sonnecchiando un po’ al sole e facendoci poi una passeggiata nell’entroterra.

Ci accorgiamo che gli alberi sono strapieni di pipistrelli e incontriamo qualche varano, i sentieri sono poco battuti e la vegetazione ricopre il 99% dell’isola: è bellissimo camminare tra la natura pura e selvaggia.

Finalmente si parte con lo snorkeling! La nostra guida si tuffa con noi all’isola n. 7, ci dice di seguirlo e subito ci indica i primi pesci. Vediamo murene, pesci pappagallo, pesci pagliaccio (Nemo), i pericolosi pesci scorpione (o pesci leone), un serpente di mare, un pesce roccia, insomma tutto ciò che abbiamo sempre ammirato solamente nei documentari adesso è a pochi centimetri da noi.

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Dopo un pomeriggio di esplorazione dei fondali, è ora di attraccare con la barca di fronte all’isola n. 4, che ora è vuota e silenziosa, ed è ancora più affascinante. Cena a bordo e poi una bella dormita, domani ci aspetta un’altra giornata pienissima.

Infatti dopo una bella colazione partiamo subito alla volta dell’isola n. 4 per recuperare le persone che hanno dormito in campeggio e raggiungiamo poi l’isola n. 9, dove la mattina trascorre veloce tra pesci colorati e coralli di ogni tipo.

Ultima tappa del nostro tour, la più fotografata isola n. 8, famosa per la sua Sailing Rock, un insieme di enormi rocce arrotondate sulle quali si può salire, attraverso un sentiero, per raggiungere una bella vista panoramica. Abbiamo un po’ di tempo a disposizione ma non le scarpe adatte, dato che siamo in infradito, e quindi decidiamo di goderci per l’ultima volta la spiaggia e il mare di questo parco nazionale thailandese che ci è piaciuto moltissimo.

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3 Gennaio: Isole Phi Phi e Bamboo Island
Memori dell’esperienza con il tour alle 7 isole, questa volta ci affidiamo ad un tour speciale organizzato da Federico, il proprietario italiano del nostro b&b solo per i suoi ospiti. Ci dice che spesso organizza lui stesso tour che costano leggermente di più di quelli proposti dalle agenzie ma che sono affidabili, visitando le stesse cose ma partendo un’ora prima, e facendo il giro al contrario, in modo da trovare poca gente anche nelle zone più turistiche.

Ci sembra un’idea fantastica, tra l’altro oggi è prevista la visita alle Phi Phi Island, forse le più famose della Thailandia, quindi trovare poca gente la settimana di capodanno ci sembra un sogno.

In genere i tour partono da Phi Phi Don, l’isola più grande e con strutture ricettive, e terminano a Phi Phi Leh, quella piccola non abitata sulla quale si trova Maya Bay, dove hanno girato il film “The Beach” con Leonardo Di Caprio, ma noi la visitiamo per prima e infatti ci siamo praticamente solo noi. Particolare, ma forse un po’ troppo sopravvalutata, ormai dopo le Similan trovare qualcosa di meglio è un’utopia.

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Attraversiamo l’isola a piedi e poi ci buttiamo in acqua, anche qui molto trasparente ma purtroppo anche piena di barche. La spiaggia inizia a riempirsi e noi raggiungiamo un altro punto dall’altra parte dell’isola, meno battuto, dove facciamo un bellissimo bagno circondati da pesciolini gialli e neri.

E’ adesso l’ora di raggiungere Phi Phi Don, in particolare Monkey Beach, la spiaggia popolata da scimmie. Ci raccomandano di non portare cibo e di stare attenti a occhiali e cappelli, le scimmie sono abbastanza tranquille ma non si fanno problemi a rubarti cose di tua proprietà! E’ effettivamente divertente vedere questi simpatici animali che fanno il bagno, che si rotolano sulla sabbia o che rubano le bottiglie d’acqua ai turisti, molte di loro hanno atteggiamenti veramente umani e rimaniamo sempre molto sorpresi quando constatiamo di essere così simili a loro.

Per pranzo Federico ha preparato la pasta fredda e noi, dopo giorni di riso, pad thai (noodles) e verdure fritte, ce la gustiamo con nostalgia e gratitudine. Il mondo è stupendo, ma il cibo italiano non si batte, mi dispiace!

Dopo pranzo attracchiamo su una spiaggetta carina, sulla quale due ragazzi stanno montando un gazebo bianco per un matrimonio che si terrà al tramonto. Vorremmo davvero assistere alla cerimonia, ma dobbiamo ancora visitare Bamboo Island, e quindi dopo un’oretta andiamo via.

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Bamboo Island vista da lontano è fighissima: una foresta di fittissimi alberi alti circondati da una “cinta” di sabbia bianchissima. Essendo la spiaggia molto grande c’è lo spazio necessario per fare un bagno rilassante senza essere circondati da motoscafi, e si trova senza alcun problema un posto isolato dove sonnecchiare.

Il mare anche qui è spettacolare e andando verso l’interno c’è un piccolo chiosco dove prendere qualcosa da bere, ma anche qui non si può soggiornare. Purtroppo stiamo solo un paio d’ore e poi dobbiamo andare via, saremmo rimasti molto di più, anche per esplorarla tutta per bene, ma ci ripromettiamo di tornarci.

E’ stata una bellissima giornata e siamo molto dispiaciuti di non aver partecipato anche ad altre gite in barca organizzate ottimamente da Federico, domani è il nostro ultimo giorno qui ma Federico ha da fare al b&b e non sono previsti tour, ci toccherà affidarci di nuovo, purtroppo, alle agenzie del luogo.

4 Gennaio: Entroterra di Krabi
Dato che di spiagge ne abbiamo viste abbastanza, che non vogliamo allontanarci perché la sera abbiamo l’aereo per Bangkok e che girando in bus, secondo noi, c’è meno possibilità di prendere fregature, contrattiamo un tour che, per un prezzo davvero basso, ci porterà alla Hot Spring Waterfall, alla Emerald Pool e al Tempio delle Tigri.

La Hot Spring Waterfall consiste in una cascata calda che nel tempo ha formato delle piscinette naturali: molto suggestiva, ma chi è stato alle terme di Saturnia rimarrà un po’ deluso o comunque non sorpreso, dato che sono abbastanza simili.

La Emerald Pool è una piscina naturale color smeraldo. Si raggiunge con una camminata di un quarto d’ora in mezzo al bosco ed è effettivamente molto bella. L’acqua è trasparente e fresca, ed è piacevole restarci un po’ a mollo dentro perché fino ad oggi in Thailandia abbiamo sempre fatto il bagno nell’acqua del mare che è caldissima, e la temperatura fuori dall’acqua non è da meno.

Dopo esserci asciugati, seguiamo il fiumiciattolo che porta ad un’altra piscina naturale, questa non balneabile ma a nostro parere molto più bella della prima: la Blue Pool. E’ più piccola e meno visitata, dato che dista parecchio dalla Emerald, ma va assolutamente vista perché l’acqua non è di colore azzurro, ma proprio blu scuro trasparente. Peccato che non ci si possa fare il bagno, un bel tuffo l’avrei fatto volentieri!

Dopo il solito pranzo a buffet “alla thailandese” raggiungiamo il Tiger Cave Temple, che non è assolutamente il luogo dove i monaci tengono le tigri incatenate e drogate per farle accarezzare ai turisti, ma è un tempio buddhista famoso per il bel panorama.

Ovviamente anche qui la falla del tour c’è: i gradini da salire per raggiungere la statua di Buddha e il belvedere sono 1.237, sono molto molto ripidi, sono le 2 del pomeriggio, abbiamo la pancia piena, e ci lasciano solo un’ora per visitare tutto il complesso. Va da sé che non riusciremo mai ad arrivare in cima senza stramazzare al suolo a metà del percorso, quindi, molto amareggiati, facciamo un giro per visitare i templi ad un’altezza umana. Ci sono molte statue di tigri, elefanti e di serpenti, e il tempio che riusciamo a visitare è all’interno di una grotta, abbastanza carino ma durante questi 10 giorni ne abbiamo visti di migliori. Purtroppo se non si sale fino al tempio in alto non vale la pena arrivare fino a qui.

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E’ tempo di salutare Krabi e tornare a Bangkok per il nostro ultimo giorno nella terra del sorriso, e abbiamo deciso di dedicarlo alla scoperta di Ayutthaya, l’antica capitale del Siam.

5 Gennaio: Ayutthaya
Il Parco storico di Ayutthaya si trova a 80 km dal centro di Bangkok e si raggiunge in un’oretta attraverso i minibus che partono dal Victory Monument, il costo della corsa è circa € 1,50.

Scesi dal minibus contrattiamo con un tuk tuk il giro dei templi, che non sono troppo lontani l’uno dall’altro ma a piedi, a nostro avviso, non è fattibile. Un’altra opzione è quella di noleggiare le biciclette, caldo permettendo.

Non appena arriviamo alla prima attrazione realizziamo di essere di fronte alle rovine dei templi della vecchia capitale del Regno del Siam, e rimaniamo affascinati dal primo all’ultimo momento in questo posto storicamente così importante. E’ tutto fatto di pietra e mattoni, non siamo abituati a questo tipo di costruzioni dato che fino ad oggi abbiamo visto solo templi coperti d’oro e dai colori sgargianti.

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Ricordare i nomi e l’ordine di visita dei tanti templi non è semplice e spero di non fare confusione.

Il Wat Yai Chai Mongkhon è uno dei templi più antichi di Ayutthaya, e presenta tantissime statue di Buddha seduto nella posizione della meditazione, in fila, con drappi arancioni che coprono il corpo, creando un gioco di colori molto particolare. Qui si può osservare anche un meraviglioso Buddha disteso lungo circa 7 metri.

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Il Wat Phra Mahatat è famoso invece per la testa di Buddha tra le radici di un albero, simbolo di Ayutthaya. La sacralità di questa statua è tale da non poterla osservare in piedi: ci sono infatti dei cartelli che invitano fedeli e visitatori ad inginocchiarsi o sedersi.

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Non lontano da qui si trova il Wihaan Mongkhon Bophit, più moderno, all’interno del quale si può ammirare una statua di Buddha alta 12 metri e larga 9. Fuori dal tempio ci sono due archi di fiori che celebrano l’anno nuovo. La cosa curiosa è che sotto uno dei due c’è scritto “2016”, ma sotto l’altro “2559”, l’anno in cui ci troviamo secondo il buddhismo.

Visitiamo poi il Wat Phra Si Sanphet, famoso per i tre “stupa” bianchi al centro del tempio, circondati da muri e costruzioni di mattoni rossi. Qui incontriamo dei monaci buddhisti che si prestano gentilmente a fare una foto con noi.

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Suggestivo è anche il Wat Phra Ram con la sua possente torre centrale, e il gigantesco Buddha disteso (Wat Lokayasutharam, lungo 37 metri e alto 8) che si trova non lontano da qui.

E’ giunta l’ora di tornare a Bangkok, goderci per l’ultima volta questi 28 gradi di gennaio facendo una bella nuotata della piscina dell’hotel, una doccia e poi dritti in aeroporto, dove ci attende il nostro volo Emirates per Roma con scalo a Dubai.

Il nostro viaggio nella terra del sorriso non poteva concludersi in modo migliore, questa volta abbiamo visitato zone turistiche ma speriamo di tornare molto presto per scoprire la vera Thailandia, quella per pochi, che saprĂ  sicuramente sorprenderci e affascinarci ancora.

Grazie Sara per averci fatto sognare!

Tu hai mai fatto un viaggio in Thailandia? Che sensazioni ti ha lasciato la Terra del Sorriso?

Un bel giorno di novembre apre per gioco il blog VoloGratis.org e si ritrova ad essere uno dei travel bloggers più seguiti e più influenti in Italia. Ama coccolare il suo bassethound Gastone, giocare con suo figlio Nicholas, cantare sia dentro che fuori alla doccia, suonare la chitarra e viaggiare per il mondo insieme alla sua famiglia. Odia fare la valigia e gli hotel con i bagni in comune. Per anni ha portato avanti la battaglia “più viaggi per tutti” non solo su VoloGratis.org ma anche su m2oradio, su Radio Capital, su Rai Radio 2, su Radio LatteMiele e sulle pagine de L'Huffington Post. Ogni tanto lo trovi in radio, in tv e su giornali. Il 18 maggio 2017 è uscito il suo primo libro "Professione Travel Blogger" disponibile in tutte le principali librerie italiane, anche online. La terza edizione, con il titolo "Professione Travel Blogger e Travel Influencer" è uscita a maggio 2022. Il 23 luglio 2020 è uscito il libro da lui curato dal titolo "In viaggio tra i borghi d'Italia". A fine giugno 2021 è stato pubblicato il suo libro "Passeggiate romane" tutto dedicato ai luoghi più insoliti, segreti e curiosi di Roma, con la prefazione di Lillo.