Roma: il (gran) caffè Sant’Eustachio

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A Piazza Sant’Eustachio, una bella piazza del centro di Roma che si trova accanto al Senato – tra Piazza Navona e il Pantheon – si può gustare quello che a detta di molti è uno dei caffè più buoni della Capitale e non solo: il Caffè Sant’Eustachio.



Non lo dico io che non sono nessuno in materia di caffè ma il giornalista William Grimes del New York Times che nell’articolo “New York’s Best Espresso?” del 2002, dopo aver parlato del problema di trovare un buon caffè nella Grande Mela, concluse scrivendo

“Quando la necessità di un vero espresso diventa forte, l’unica cosa da fare è quella di acquistare un biglietto aereo per Roma e dire al tassista di proseguire dritto per il caffè Sant’Eustachio. L’espresso sarà perfetto. Un pò caro, ma sicuramente ne vale la pena.”



L’articolo fa bella mostra anche sotto alla cassa del bar.

Io e Valentina ci andiamo spesso durante le nostre passeggiate per Roma e ho pensato di parlartene perché secondo me merita provarlo. Ci tengo a precisare che non si tratta di un articolo sponsorizzato e la gestione del Caffè Sant’Eustachio non è nemmeno a conoscenza di questo mio post, giusto per fugare ogni dubbio a riguardo.



Si tratta di un’antica torrefazione a legna aperta nel 1938 da un locale che già dal 1800 era conosciuto come “Caffè e Latte” al pian terreno del Cinquecentesco Palazzo Cenci Maccarano disegnato dal famoso architetto Giulio Pippi de’ Jannuzzi detto Giulio Romano.

Dal 1999 è di proprietà dei fratelli Ricci la cui mission è quella di servire ai loro clienti un prodotto di alta qualità: una miscela arabica del Sud America con caffè biologico ed equo e solidale da presidi slow food tostato lentamente a legna.

Il locale è molto semplice e piccolino. Non aspettarti una grande sala da caffè ma un piccolo bar che vende anche merchandising come caffettiere, tazzine brandizzate e soprattutto miscele di caffè, cialde e chicchi di caffè ricoperti di cioccolato fondente.

Data la sua fama è molto probabile trovare un po’ di fila, che però in genere scorre velocemente. Fai però attenzione, se vuoi sederti in uno dei tavolini esterni devi prima chiederlo in cassa e sappi che i prezzi al bancone sono più bassi rispetto a quelli praticati al tavolo.

I prezzi della classica tazzina di caffè al banco sono comunque leggermente più alti rispetto a quelli praticati da altri bar romani, ma considerando la qualità quei 20 centesimi in più li vale tutti.

La specialità della casa è però il Gran Caffè (che al banco costa più del doppio del classico espresso) ottenuto con una miscela di tipi differenti di caffè, che viene servito in una tazzina un pò più grande del solito, già zuccherato (se lo vuoi amaro devi dirlo al barista prima che te lo prepari), e con una cremetta che viene ottenuta lontana da occhi indiscreti per mantenerne il segreto.

Io non sono un bevitore accanito di caffè ma devo dire che non è affatto male. Valentina invece che il caffè lo ama, ogni volta che lo beve – rigorosamente amaro – si esalta.

Io ti consiglio di provarlo, almeno una volta.