Civita di Bagnoregio: cosa vedere nella città che muore

Categorie: Diari di viaggio

La mattina di lunedì  5 gennaio io, Valentina e Gastone (il nostro cucciolo di bassethound) ce ne siamo andati a Civita di Bagnoregio, la città che muore, in provincia di Viterbo.
Era da tanto tempo che sognavamo di visitare quello che è considerato come uno dei gioielli del nostro Bel Paese, peraltro inserito nella lista dei Borghi più Belli d’Italia.
Approfittando del Ponte dell’Epifania, della bella giornata di sole, e mossi dalla volontà di muoverci un pò dopo le abbuffate di Natale e di Capodanno, abbiamo deciso di fare questa gita fuori porta.
Avevamo previsto di partire da Roma intorno alle ore 10 ma poi siamo partiti alle 11. Questa volta nessuna colpa a Valentina, niente tempo perso davanti allo specchio tra trucco, capelli e vestiti. La colpa è stata mia e me ne assumo tutte le responsabilità. Sono sceso in garage a controllare l’olio della mia Smart e tirando su la stecca mi sono accorto che non ce n’era più nemmeno una goccia. Per fortuna non ho fuso il motore ma sono dovuto andare di corsa ad acquistare il lubrificante e a versarlo. Mi raccomando non fate come me, controllate sempre i livelli prima di mettervi in moto.
Ho impostato il navigatore il quale ci ha indicato un percorso di 110 km da casa a Bagnoregio. Ci ha fatto percorrere il Grande Raccordo Anulare, l’autostrada Roma – Firenze (€ 5,20 di pedaggio) fino ad Attigliano e poi una strada statale che per gli ultimi 30 km è diventata dissestata e talmente stretta da passarci solo un’automobile. Vatti a fidare diquesti aggeggi elettronici! La sfiga ha voluto poi che davanti a noi ci fossero 4 camper e una roulotte che viaggiavano a passo di lumaca. Morale della favola siamo arrivati a destinazione alle 13:40. Il tutto mentre Gastone dormiva beatamente e russava come un orco. Immaginate che sinfonia tra lui e la voce antipatica del navigatore, un’ora e mezza di “ronf ronf” e di “gira a destra, gira a sinistra, continua dritto”.
Una volta arrivati a Bagnoregio abbiamo lasciato l’automobile in uno dei parcheggi a pagamento (€ 2 l’ora) e ci siamo incamminati per Civita.



Cosa vedere a Civita di Bagnoregio

In un paio di minuti siamo arrivati al Belvedere dalla cui terrazza si gode di una vista mozzafiato su Civita di Bagnoregio. Attimo di silenzio, occhi sgranati e un coro di “Oh mamma mia che meraviglia!”.
Civita si erge sulla cima di una collina tufacea ed è collegata alla terraferma solo grazie ad un ponte pedonale in cemento armato costruito nel 1965.

E’ detta “la città che muore” a causa della progressiva erosione della collina che rischia di far scomparire la frazione.
Fu fondata dagli Etruschi intorno al 500 a.C. e anche se si trovano ancora oggi tracce etrusche, l’architettura è per lo più medievale e rinascimentale.
Per visitarla si paga il biglietto d’ingresso che costa € 1,50 e che si acquista poco prima di accedere al ponte.
Qui però vi devo confessare una cosa, quando Valentina ha visto la salita si è tolta i suoi fidatissimi tacchi 12 e ha indossato le ballerine. E’ una cosa che le ho visto fare raramente e per farlo è proprio perché la strada è puttosto impegnativa. Donne portate con voi scarpe comode!
Il Ponte è piuttosto bruttino ma percorrendolo si ha la sensazione di raggiungere un posto incantato e più ci si avvicina e più l’emozione cresce. Dicono che nelle giornate nebbiose si ancora più suggestivo perché Civita sembra fluttuare sulle nuvole.
Con una camminata di circa 10 minuti scarsi e insieme al fidatissimo Gastone che pur avendo quasi 5 mesi d’età cammina come un treno, abbiamo raggiunto l’ingresso del borgo.

Varcando la Porta di Santa Maria (o di Cava) si entra in un mondo magico fatto di piazzette e di stretti vicoli. Qualche ristorantino qua e la, qualche bottega artigianale e un senso di pace e di tranquillità che regna sovrano.



Pensate che Civita di Bagnoregio è abitata da soli 12 abitanti ed è il posto ideale per rigenerarsi lontano dallo stress che attanaglia le nostre vite.
Dopo pochi passi dalla Porta si arriva alla Piazza principale con la Chiesa di San Donato che conserva al suo interno un crocifisso ligneo miracoloso. La leggenda narra che nel 1499 il Gesù crocifisso parlò ad una donna che pregava al suo cospetto e fece terminare la pestilenza che si era abbattuta su Bagnoregio.



Per il resto ci siamo abbandonati all’istinto e abbiamo passeggiato in lungo e in largo per il borgo apprezzando le sue costruzioni in pietra e godendoci un caldo sole di inizio gennaio.

Il luogo è talmente bello e suggestivo che ha fatto da scenario a molti film tra cui “La strada” di Fellini con Anthony Quinn, “I due colonnelli” con Totò, “Pinocchio”  con Violante Placido e Alessandro Gassman, qualche scena del film “Contestazione generale” con Alberto Sord e anche qualche scena del mitico “Non ci resta che piangere” con Massimo Troisi e Roberto Benigni.
Io vi suggerisco di visitarla al più presto, rimarrete incantati da questo luogo fuori dal Mondo.
Aggiornamento 20 maggio 2015: in questi giorni intellettuali e artisti capitanati dal Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti hanno lanciato un appello affinché Civita di Bagnoregio venga riconosciuta i Patrimonio dell’Umanità UNESCO e salvata da una morte certa. Speriamo che si faccia davvero qualcosa per non far morire questo gioiello italiano.