Lettera a Ryanair

Cara Ryanair, sono Andrea Petroni.
Non so se ti ricordi di me, sono quello che ha iniziato a girare per l’Europa grazie a te. Avrai sicuramente visto da qualche parte il mio nome tra le prenotazioni o tra le carte d’imbarco.
Ti volevo innanzitutto ringraziare perché senza di te non avrei mai avuto la possibilità economica di visitare quasi tutto il Vecchio continente. Ricordo ancora con emozione le volte in cui rimanendo sveglio fino all’una di notte riuscivo ad acquistare i biglietti gratis (a dire il vero erano a 1 cent ma la postepay non mi addebitava un pagamento così irrisorio) e potevo permettermi di regalare un viaggio alla mia fidanzata che all’epoca studiava all’università.
Che tempi, biglietti a 1 cent o a 1 euro: e giù via a trascorrere weekend super low cost a Dublino, a Parigi, a Londra
Ti ringrazio anche perché hai scardinato e rivoluzionato il mondo dell’aviazione, innescando un meccanismo di concorrenza che ha fatto diminuire i prezzi dei biglietti anche delle altre compagnie aeree tradizionali
Ti ringrazio poi perché senza di te non avrei mai aperto questo blog di viaggi. Che cosa avrei potuto raccontare e condividere senza muovermi dalla mia cameretta? Provengo da una famiglia modesta e negli anni Ottanta e Novanta a casa mia non c’erano soldi a sufficienza per permettersi viaggi in aereo. Con mamma e papà potevamo permetterci giusto un paio di settimane di vacanze estive rigorosamente in automobile e senza aria condizionata. È proprio grazie a te che ho aperto i miei orizzonti.
Tempo fa ti si scusava tutto: l’ansia che ci prendeva ogni volta che ci dirigevamo al gate d’imbarco e l’incertezza sul bagaglio a mano Ryanair “questa volta entrerà nella gabbietta misuratrice o me lo faranno imbarcare in stiva?” e il non riuscire ad appisolarsi per più di tre minuti consecutivi per i numerosi annunci pubblicitari lanciati dall’altoparlante dell’aereo. Corre voce che gli assistenti di volo erano (lo sono ancora?! spero siano solo chiacchere da bar) “costretti” a fare continui annunci per vendere qualcosa e raggiungere il budget di volo, onde evitare il rifiuto di fronte a loro richieste di ferie e di permessi.
Da un po’ di tempo però le cose sono cambiate. Ok, mi dirai che sono cambiati anche i tempi, e su questo non ci piove, ma alcune tue scelte mi hanno lasciato un po’ perplesso.

Di biglietti a 1 euro nemmeno l’ombra (ovviamente la pacchia non poteva durare in eterno, e soprattutto non sei mica un ente di beneficenza, anche tu hai i tuoi bei costi da sostenere!), però volando da Roma ho notato che i prezzi qui dalle nostre parti sono più alti rispetto a quelli praticati qualche anno fa. Invidio invece gli amici milanesi che trovano spesso voli particolarmente interessanti. Ma ognuno guarda il proprio orticello e volare da altre città non è più conveniente come una volta. Mi accontenterei ogni tanto anche di qualche biglietto a € 20 a/r da Roma per mete interessanti.
Il caos che hai creato qualche mese fa cancellando un mucchio di voli adducendo come scusa lo smaltimento delle ferie dei tuoi dipendenti – anche se si vocifera che sia dovuto alla fuga dei tuoi piloti verso altre compagnie aeree e verso condizioni contrattuali migliori – ha iniziato a far scricchiolare il tuo pavimento. Sai quante vacanze sono andate rovinate, quanti piani sono saltati, e quanti incontri non si sono mai concretizzati? Sì lo so stai rimborsando tutti, ma non c’è soldo che ripaghi il dispiacere di un mancato viaggio da tanto tempo sognato.
E invece la lettera con cui hai minacciato di far perdere i benefit (aumenti in busta paga, trasferimenti e promozioni) a coloro che avrebbero scioperato il 15 dicembre scorso? Ti sei salvata ai tempi supplementari riconoscendo poi i sindacati. Era ora, giusti o sbagliati che siano è un diritto dei lavoratori.
Vogliamo parlare poi del fatto che adesso se una coppia non acquista il posto a sedere tu non cerchi più di farli sedere accanto? Non dire che capita solo sui voli pieni, a me è capitato varie volte in voli mezzi vuoti di ritrovarmi seduto lontano da Valentina e con il posto accanto a me e a lei vuoto. Dirai “ma che ti importa se per un paio d’ora non state accanto?”, ok non muore nessuno, ma sai, l’esperienza del viaggio inizia dal momento che entri in un aeroporto, e condividere l’emozione del volo con il proprio compagno d’avventura ha tutto un altro sapore. Capisco se al momento del check-in i posti vicini risultino già tutti occupati, ma se ne hai ancora qualcuno libero perché non ci fai sedere accanto? Cosa ti costa?
Ma cosa stai facendo invece con i bagagli a mano? Da metà gennaio hai iniziato a imbarcare tutti i bagagli a mano (fatta eccezione per le borsette) di quelli che non acquistano l’imbarco prioritario (che costa tra i 5 e 6,60 euro a testa per tratta). Sì lo so, l’imbarco nella stiva sarà gratuito, ma scoccia perdere tempo sia all’aeroporto di partenza per la consegna del bagaglio che per il ritiro arrivati a destinazione. Per non parlare poi dell’ansia che assale ognuno di noi di fronte al nastro trasportatore “arriverà la mia valigia?”, e se per qualche errore non dovesse arrivare? Si trascorrerebbe il weekend indossando gli stessi vestiti. Pensa che carini è! O ci toccherà andare a comprare qualcosa per non emanare cattivi odori dagli abiti sporchi.
Hai aumentato il peso del bagaglio da stiva portandolo da 15 a 20 kg, hai diminuito il prezzo di quello da 20 kg che comunque è sempre più alto rispetto a quello da 15 kg.
5 euro qua e 10 di là, e il prezzo finale del volo si gonfia.
So poi per sentito dire che non tratti nemmeno benissimo i tuoi dipendenti (come dicevo poco sopra spero siano solo voci infondate), qualora fosse vero lo sai che lo specchio di ciascuna azienda sono proprio i dipendenti che si interfacciano con il pubblico? Se al lavoro ci sto male, se le condizioni non sono delle migliori, come faccio ad essere carino, gentile ed educato con i passeggeri? Ok, di questi tempi non si sputa su nessun lavoro – passami questo brutto termine – ma ogni lavoratore ha la sua dignità, e se è insoddisfatto non puoi pretendere che si mostri sempre felice e contento.
Tu dirai “la compagnia è mia e faccio quello che mi pare”, e ci sta. Io non sto a dirti che non viaggerò più con te, anzi, ma ci tenevo solo a dirti un paio di cosette che avevo da un po’ di tempo sulla punta della lingua, anzi, sulla punta delle dita.
Hai ragione, tu non obblighi nessuno a volare con te, ci mancherebbe, ma come ti dicevo all’inizio della lettera io ti sono affezionato e vorrei continuare a farlo nel migliore dei modi.
Scusa per lo sfogo.
Un tuo passeggero.