La chiamerò Primavera, perché dopo la morte torna la vita, si rinasce

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“La chiamerò Primavera, perché dopo la morte torna la vita, si rinasce”. La Primavera di Botticelli alla Galleria degli Uffizi di Firenze come messaggio di speranza.



È difficile parlare di speranza in un momento così difficile, in un momento in cui i nostri amici, parenti e conoscenti si ammalano e vengono portati via a sirene spiegate, in cui i nostri nonni, genitori, zii ed amici se ne vanno da soli, senza un abbraccio ma su camion dell’esercito. In giornate in cui i numeri non calano come dovrebbero.

Tutti abbiamo paura, paura di contagiare, di essere contagiati e di perdere gli affetti. Affetti che ora viviamo dietro a uno schermo di uno smartphone, legati a una videochiamata a volte sfocata e a un saluto a intermittenza.



C’è già chi questi affetti li ha purtroppo persi, chi ha perso il lavoro (io ne so qualcosa, da travel blogger vivo di turismo e mi sembra di rivivere lo stesso periodo di 5 anni fa con l’altro impiego) e chi purtroppo lo perderà.

Le nostre quattro mura sono diventate più che mai il nostro mondo, ci siamo chiusi da tre settimane come soldati barricati in trincea a combattere quel nemico silenzioso con l’arma dell’amore. E sì, può sembrare strano ma stiamo combattendo utilizzando l’amore: l’amore per noi stessi e l’amore per il prossimo. Pensaci bene, se usciamo ci ammaliamo e se usciamo da contagiati (anche asintomatici) facciamo ammalare gli altri con gravi conseguenze. In entrambi i casi non usciamo per amore: amore per noi stessi e amore per il prossimo. Abbiamo anche riscoperto la solidarietà, la comunità, sì l’amore, inteso in senso più ampio.



In tutto questo la natura va avanti, quella natura che fino a ieri abbiamo distrutto con i nostri scellerati comportamenti e che ora si riprende i suoi spazi pronta a riaccoglierci con la sua veste migliore che non dovremmo più sporcare. Come al solito la sera lascia il posto al giorno, il temporale lascia spazio al sole annunciato dall’arcobaleno, e quel fiore rinasce.

Questo incubo finirà anche per noi, ne usciremo sicuramente diversi, acciaccati, un po’ più poveri ma ne usciremo. Torneremo a respirare l’aria che si è purificata, a riabbracciare i nostri cari e a passeggiare per le nostre città. Torneremo a viaggiare e a fare tutto quelle cose che prima ci sembravano scontate, e anche le nostre città ci sembreranno più belle di quel posto esotico da tanto sognato.

Apprezzeremo la quotidianità e anche una stretta di mano ci sembrerà come un forte abbraccio. Ci scenderanno lacrime di gioia di fronte alla riacquistata Primavera, perché arriverà questa benedetta Primavera.

Grazie a tutti gli infermieri, ai medici e a tutto il personale sanitario. Grazie a chi lavora nel settore alimentare e in tutti quei settori che ci permettono di vivere di sopravvivere. Chissà, forse – memori di questo periodo – arriverà il giorno in cui i nostri figli ci diranno “da grande voglio fare l’infermiere” invece del calciatore, o “da grande voglio fare il medico” piuttosto che l’influencer, e quel giorno sarà una rivincita anche per chi ha perso tutto o quasi in questa battaglia che ci ha colti di sorpresa nelle nostre futili certezze.

Sarò anche un sognatore ma sono convinto che torneremo a guardare il mondo con occhi diversi, più consapevoli!

Un abbraccio forte dal profondo del cuore, un abbraccio virtuale perché dobbiamo continuare a mantenere le distanze sociali.