Travel influencer: chi è e come ci si diventa. Tutto quello che non ti hanno mai detto

travel influencer

Oramai non si fa altro che parlare di travel influencer, tutti vogliono diventarlo ma in giro c’è tanta confusione su questa figura che nell’immaginario collettivo non fa nulla dalla mattina alla sera, vive nel lusso sfrenato e viene ricoperto immeritatamente d’oro dalle aziende con cui collabora.

Molto spesso sono però gli stessi travel influencer a dare un’immagine un po’ distorta della realtà in cui operano a discapito di tutta la categoria, soprattutto di chi lavora in maniera etica e pulita.

Ma chi è il travel influencer? Cosa fa? Come guadagna?

Io sono travel blogger dal 2009 (o meglio travel content creator) e vengo considerato anche un travel influencer. Ho deciso pertanto di scrivere questo post per spiegarti tutto su questa professione e per farti anche aprire un po’ gli occhi.

TRAVEL INFLUENCER: TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE

Definizione di influencer

Iniziamo dalla definizione. L’influencer è quell’individuo che grazie a un interessante seguito di pubblico riesce – con il suo carisma e con la sua autorevolezza su un determinato argomento – a influenzare le scelte dei consumatori.

Il termine fu coniato per la prima volta nel 1940 e teorizzato nello studio sulla comunicazione politica intitolato “The People’s Choice” di Lazarsfeld, non è pertanto un concetto nuovo.

Purtroppo, e sottolineo purtroppo, oggi si identifica l’influencer con l’instagramer. Ma influencer è anche un blogger che scrive di un determinato argomento sul blog, uno YouTuber che parla in video, o chiunque – su altri mezzi di comunicazione – parla di un qualcosa che conosce talmente bene da risultare credibile. Anche tu, senza volerlo, potresti essere un travel influencer per i tuoi amici.

Cosa molta importante: l’appellativo di “influencer” viene dato da persone terze che riconoscono un “peso” al comunicatore, non è il comunicatore stesso che si autodefinisce influencer. Non sai quanto mi viene da sorridere quando nelle bio di Instagram leggo “travel influencer”. Non lo scrivere mai, mi raccomando!

Cerchiamo poi di non chiamare blogger chi non scrive sistematicamente su un blog. Vedo spesso in giro articoli e classifiche che appellano come “blogger” chi ha solo un profilo Instagram o un canale YouTube. Chiamali fotografi, videomaker, instagramer, youtuber, influencer ma non blogger. Un blogger può essere influencer ma un influencer senza blog non può essere un blogger. Riprendiamo a dare il giusto valore alle parole.

Come si diventa travel influencer

Ci deve essere innanzitutto una grande passione per il viaggio, che non significa dover girare il mondo in lungo e in largo in condizioni estreme e pericolose come un novello Indiana Jones, fortunatamente si può anche viaggiare low cost e girare l’Europa e il mondo pur non essendo ricchi.

A me sinceramente non sono mai piaciuti gli snobismi da viaggio, gli schieramenti “posti turistici” contro “posti non turistici”, “sacco a pelo” contro “resort di lusso”. Il viaggio è una questione prettamente personale e ognuno lo interpreta a modo suo e in base alle proprie tasche. Il viaggio è soprattutto libertà, e se non esiste la libertà di viverlo come lo si vuole finisce per perdere di significato.

Ma torniamo a noi.

Influencer ci si diventa con tanto studio e tanto lavoro. Strano vero? Eppure è così. Dietro a una foto, a un video o a un articolo sul blog c’è tanto lavoro.

Non basta aprire un profilo Instagram, spararsi le foto da figo, comprare al mercato nero qualche migliaio di followers e iscriversi in un paio di gruppi di scambio like e commenti (chiamati pod) e ricevere commenti insensati del tipo “sei bellissima”, “sei un mito” sempre dai soliti iscritti al pod.

Non serve nemmeno far diventare il proprio feed di Instagram una copia 2.0 del catalogo di Postalmarket, anzi.

Diciamolo: tu ti fideresti ancora di me dato che parlo sempre e solo di viaggi se oggi mi vedi promuovere una crema per il viso del brand X che fa ringiovanire di 7 anni dopo tre applicazioni, domani della crema del brand Y che fa ringiovanire di 8, dopodomani del bibitone miracoloso che fa dimagrire dopo solo due sorsi (quando mia moglie Valentina – biologa nutrizionista – vede quelle cose diventa verde come l’incredibile Hulk) e poi dell’orologio che riporta indietro nel tempo come in Ritorno al Futuro?

Ci vuole innanzitutto coerenza e rispetto per il proprio pubblico. Il bravo travel influencer è colui che seleziona con cura le proposte commerciali che gli arrivano, che non ha paura di rifiutare quelle che non sono in linea con i propri principi e che non apportano nulla di utile o di interessante per i propri follower. Diffida da chi ha trasformato il suo feed in un catalogo digitale di Postalmarket. Altra cosa che dovrebbe essere logica ma credo sia utile ribadire: bisogna sempre dare ai propri lettori o follower (chiamali come vuoi) le giuste e corrette informazioni.

Sono più le proposte commerciali che rifiuto rispetto a quelle che accetto, e il mio feed Instagram ne è testimone.

Tornando alle competenze posso dirti che l’instagramer deve avere per forza di cose competenze fotografiche, lo youtuber competenze di ripresa e di montaggio video, il blogger deve saper scrivere, deve conoscere le tecniche di scrittura SEO, e deve avere conoscenze fotografiche e di ripresa e montaggio video. Tutti però devono sapere comunicare in maniera efficace.

Sì, se te lo stai chiedendo la mia categoria è quella più sfigata perché deve avere competenze trasversali. Talmente tante competenze che ci ho scritto un manuale di 325 pagine edito dalla Dario Flaccovio, giunto alla terza edizione e in vendita in tutte le principali librerie italiane, anche online e su Amazon.

professione travel influencer petroni copertina

Però credimi, è secondo me il lavoro più bello del mondo, al punto da averci impostato tutta la mia vita.

Io ho iniziato nel 2009 per pura passione, passione che poi nel corso degli anni si è trasformata in un lavoro full time a seguito di un evento non proprio felice. Non ho iniziato volendo diventare un travel influencer, volevo solo condividere le mie esperienze di viaggio in maniera del tutto disinteressata.

Leggi Il giorno che ha cambiato la mia vita.

Tipi di influencer: nano, micro e macro influencer

Come ti dicevo poco fa anche tu potresti essere un travel influencer senza nemmeno saperlo. Non bisogna per forza avere un milione di follower su Instagram per esserlo. Anzi, ultimamente le aziende si stanno rivolgendo a profili che hanno qualche migliaio di follower e che hanno una community più solida rispetto ai super big con tassi di coinvolgimento ben più alti rispetto alle star, e che costano di meno.

Al momento possiamo fare una distinzione tra:

  • Nano Influencer: tra i 5 mila e 10 mila follower
  • Micro Influencer: tra 10 mila e 50 mila follower
  • Mid-Tier Influencer: tra 50 mila e i 300 mila follower
  • Macro Influencer: tra i 300.000 e un milione di follower
  • Mega Influencer: tra 1 milione e 5 milioni di follower
  • Celebrity: oltre 5 milioni di follower.

Cosa fa un travel influencer

Dipende, anche se tutti hanno però due cose in comune: viaggiano e raccontano.

Lo youtuber durante il viaggio filma e poi al rientro monta il video e lo condivide su YouTube, l’Instagramer scatta foto, le edita e poi le posta su Instagram e su Instagram Stories (fa la stessa cosa con i reel), il tiktoker realizza video brevi da postare sul social, il travel blogger prende appunti per poi scrivere articoli di viaggio, scatta foto e filma video per poi postare tutto su Instagram, su TikTok, sugli altri social e negli articoli del blog, filma e realizza video del viaggio.

Quando mi vedi in viaggio (e nelle stories o nelle foto sui social vedi gli hashtag adv o ad, di questi poi te ne parlerò in un paragrafo successivo) sono lì per lavoro. Visito il posto, prendo appunti, scatto foto, registro spezzoni di video che diventeranno poi il video del viaggio, faccio condivisioni live su Instagram, TikTok, Facebook e Twitter, e quando poi rientro a casa scrivo articoli (per una guida o un diario di viaggio ci impiego anche due o tre giorni), condivido video su Instagram (ogni foto che condivido mi porta via un paio d’ore tra editing, ricerca degli hashtag e risposta ai commenti), su TikTok e sugli altri social.

Insomma – come avrai capito – quando viaggio per lavoro non sto tutto il giorno sdraiato a bordo piscina a sorseggiare cocktail come le foto di alcuni travel influencer potrebbero far intendere, c’è tutto un lavoro dietro a ciascun post, a ciascuna foto e a ciascun video, che non si percepisce.

Come guadagna un travel influencer e gli hashtag per capire il tipo di collaborazione

Il travel influencer guadagna con le campagne pubblicitarie che gli vengono commissionate per sponsorizzare un prodotto, un evento o un luogo.

Io come travel blogger guadagno anche con i banner presenti sul mio blog, un po’ come fanno gli youtuber con i banner che appaiono prima, sotto o in mezzo ai video. Sì, sono nell’esercito delle partite IVA e con i banner sono anche iscritto alla Camera di Commercio.

Per capire il tipo di collaborazione dell’influencer basta vedere se nel post sono presenti hashtag come #ad, #adv, #advertising o #SuppliedBy.

Fino a poco fa con #ad, #adv e #advertising venivano indicati sia i prodotti regalati dal brand a titolo gratuito e senza compenso, che le collaborazioni pagate.

Ora si tende invece a utilizzare #ad #adv e #advertising per le collaborazioni pagate, e #suppliedby o #gifted per prodotti forniti dal brand senza percepire un compenso. Il tutto nella massima trasparenza verso il proprio pubblico.

Purtroppo c’è ancora chi non inserisce nulla in barba ai suoi follower e alle regolamentazioni. Ma stanno arrivando multe!

Travel influencer su Instagram e la tanto agognata spunta blu

Per sapere come diventare travel influencer su Instagram, come scattare foto accattivanti, quali app utilizzare per editarle, come utilizzare al meglio gli hashtag e come aumentare i follower in modo etico ti rimando alla mia guida

Instagram: come fare belle foto in viaggio. Dritte e consigli.

Se viaggi da solo o in coppia leggi anche Come scattarsi da soli belle foto in viaggio.

Una raccomandazione da amico, non usare photoshop per aggiungere sfondi e non esagerare con le app che ritoccano il corpo. È bello mostrarsi con i nostri mille difetti, siamo bellissimi anche con con qualche chiletto in più, con i capelli che imbiancano e con un profilo non proprio greco. Non “prendiamo” in giro chi ci segue con un mondo finto e pailletato, mostriamo la realtà, ci apprezzeranno molto di più, fidati, e non millantiamo finte collaborazioni per farci vedere fighi agli occhi di chi ci segue dallo schermo dello smartphone. Sì, capita anche questo…

Voglio però spendere due parole sulla tanto agognata spunta blu, quella v all’interno del cerchietto azzurro che vedi accanto al mio nome utente Instagram vologratis. La spunta blu è un badge di verifica che Instagram appone accanto al nome utente di alcuni profili da lei verificati, in modo da accertarne l’autenticità ed evitare che altre persone si spaccino per quel personaggio. Insomma quando vedi la spunta blu significa che quello è il profilo ufficiale del personaggio.

Da un po’ di tempo tutti possono richiedere la spunta blu, ma non è detto che Instagram accetti la richiesta. Una volta inoltrata la richiesta  gli esperti del social si mettono in cerca sul web di notizie riguardanti il personaggio come articoli di giornale, pagine wikipedia, passaggi in trasmissioni tv e radiofoniche, interviste varie, pubblicazioni di libri…e decidono poi se conferirla o meno. Io l’ho ricevuta agli inizi del mese di agosto 2019 dopo aver semplicemente avanzato richiesta dall’app.

Per farlo bisogna andare su Instagram in Impostazioni, Account, e cliccare su Richiedi Verifica. Dovrai poi inserire negli appositi campi il tuo nome e cognome, e allegare copia di un documento d’identità (carta d’identità o passaporto). Dovrai poi solo attendere il responso di Instagram. Se la richiesta verrà accettata ti sarà inviata una notifica sull’app con cui verrai informato della spunta blu, in caso contrario non riceverai alcuna comunicazione, ma trascorso qualche mese potrai nuovamente inviare la richiesta di verifica.

profilo instagram vologratis maggio 2022

Per le aziende: come collaborare con un travel influencer

Se sei un’azienda in cerca di informazioni su come collaborare al meglio con un travel influencer, ecco qualche indicazione che ti aiuterà nella scelta dell’influencer da coinvolgere e dai canali da utilizzare per il tuo obiettivo.

Per prima cosa c’è da dire che soprattutto nel settore travel il social ispira e il blog informa.

Tu hai mai acquistato un viaggio subito dopo aver visto una foto su Instagram? No, come non l’ho mai fatto nemmeno io.

La bella foto ti fa scattare la voglia di partire per quel luogo, ma la finalizzazione del viaggio che culmina con l’acquisto del biglietto aereo e con la prenotazione dell’hotel e delle attività da fare in loco, avviene a seguito di una ricerca su Google e di attente letture su blog e magazine. La maglia l’acquisti subito dopo aver visto una bella foto su Instagram, il viaggio no.

Quindi se stai mettendo in piedi un progetto di visibilità per un brand legato al viaggio potrebbe non bastarti un instagramer ma potresti aver bisogno di un travel blogger, che oltre a condividere la sua esperienza sui social network scrive articoli di viaggio di approfondimento con tanto di link che rimandano alla struttura, alla compagnia aerea o all’attività, contenuti che rimangono poi sul web anche a distanza di anni.

Giusto per darti un’idea ecco la durata media di un contenuto sul web.

travel influencer durata del contenuto
Fonte: https://www.sprocketwebsites.com/Blog/how-long-does-content-last-and-how-frequently-should-you-post-on-social-media

Come vedi la foto su Instagram ha una visibilità media di 21 ore, non è ricercabile su Google e non ha link cliccabili. Un articolo del blog, se ben scritto, si posiziona nella prima pagina del motore di ricerca per differenti keywords, e lì rimane per anni a fare pubblicità a quel luogo o a quella struttura, apportando un valore continuo nel tempo.

La prima cosa che devi chiederti è: “qual è il mio obiettivo”? E subito dopo “qual è il target a cui voglio rivolgermi?”.

Soprattutto su Instagram non devi mai fermarti al numero di follower perché non è detto che siano in linea con il tuo target e con il messaggio che vuoi lanciare. Non è soprattutto detto che l’influencer da centomila follower sia adatto al tuo scopo. Forse per te è più adatto quello da 3000 follower la cui nicchia è proprio quella del tuo prodotto. Se ad esempio devi promuovere un trekking o un qualche prodotto legato a questa nicchia è sicuramente per te più adatto un influencer da qualche migliaio di follower che si rivolge a questa nicchia piuttosto che la fashion blogger stilosa da 150.000 follower.

A proposito del numero di follower. Purtroppo ancora oggi c’è chi fa il furbetto e continua ad acquistare fake followers. Puoi sgamarli utilizzando ninjaliticsInsospettisciti se vedi picchi di qualche migliaio di follower in un determinato giorno perché molto probabilmente quell’influencer li ha acquistati al mercato nero. Sì, te lo dico con cognizione di causa perché quando sono stato ospite in programmi tv come TG5, Detto Fatto o Geo, o su Radio Deejay, Radio Capital, Radio1 Rai o Radio2, o mi hanno intervistato sul Corriere della Sera, su TGCom24, su Leggo o su LaRepubblica, sono cresciuto di un migliaio di follower e non di 10 mila! Ma nemmeno quando per 9 anni ho avuto una rubrica settimanale fissa di viaggi sull’emittente nazionale m2o radio e poi su Radio Capital. Com’è possibile che un pinco pallino qualsiasi cresca di 10.000 follower in un solo giorno? O lo ha taggato la Ferragni o se li è comprati! Una buona crescita può essere anche il frutto della vitalità di alcuni reel, è quindi buona cosa fare un’analisi approfondita incrociando i dati. Il limite di ninjalitics è che non mostra tutta la storia del profilo, e tutto quello che è successo qualche anno fa è oramai passato in cavalleria.

Un’altra cosa che dovrebbe farti insospettire è il basso numero di commenti sotto a ciascuna foto in relazione al numero di follower. Se vedi un profilo con 120.000 follower ma con solo 10 commenti la cosa dovrebbe un po’ puzzarti, vai in fondo e analizzalo per benino. Stessa cosa se vedrai profili con 200.000 follower e 3.000 visualizzazioni dei suoi reel.

Non è tutto ora quello che luccica: molto spesso l’engagement di alcuni influencer è falsato dalla loro appartenenza a gruppi di scambio like e commenti (chiamati gruppi pod). Sono dei gruppi con regole ferree che viaggiano su Instagram, Whatsapp e Telegram. Chi ne fa parte deve “obbligatoriamente” ricambiare il follow e anche il like/commento per ogni foto postata nel gruppo, pena l’espulsione o il non ricambio dello stesso favore. Quello che ne deriva è un engagement rate alto ma fatto di persone che non sono interessate all’argomento quanto piuttosto obbligate dal gruppo di cui fanno parte. Lui lascia il commento e i like alle foto degli appartenenti al gruppo e gli altri fanno la stessa cosa nelle sue foto. Capisci bene che questo è ben diverso dall’avere commenti e like lasciati da persone effettivamente interessate a ciò che posta l’influencer.

Io consiglio sempre un’analisi manuale del profilo. Con un bel tap sul numero dei follower potrai verificare tutti i seguaci di quel travel influencer italiano. Se ne vedrai tanti raggruppati per lo più insieme e con nomi russi, arabi, cinesi o brasiliani, quelli saranno sicuramente fake followers acquistati a pacchi spendendo una manciata di euro. Fai attenzione anche alla qualità dei commenti delle ultime foto. Se noterai commenti banali provenienti dalle stesse persone (per lo più blogger, influencer o aspiranti tali) è probabile che siano frutto dei gruppi di scambio like e commenti presenti su Whatsapp, Facebook, e Telegram, che servono a pilotare commenti in maniera non spontanea dagli appartenenti in modo da “ingannare” l’algoritmo di Instagram. Ogni volta che pubblicano un contenuto gli iscritti a quel gruppo (chiamato in gergo pad) si inviano il link e gli altri devono correre a lasciare un like e a commentarlo.

Fatti poi sempre mandare un media kit, chiedi le schermate di analytics e fatti inviare gli screenshot dei dati statistici del profilo Instagram in modo da aver chiara la situazione circa l’appartenenza geografica dei followers (se il travel influencer scrive in italiano e ha tanti follower che provengono dall’Asia o dal Brasile c’è qualcosa che non quadra), e l’età media.

E tieni presente un’altra cosa, Facebook non è affatto morto come vogliono far crederci, soprattutto nel settore dei viaggi. Su Facebook è ancora presente la fascia over 30, che è poi quella che ha più disponibilità economiche per viaggiare, quella a cui dovresti puntare, e non alla fascia 13-18 anni che per forza di cose non ha soldi disponibili per acquistare una vacanza.

Ma lo sai che anche Pinterest sta andando fortissimo per i viaggi? Non sottovalutare nemmeno TikTok perché oramai è una certezza nel mondo dei social networks. Io ovviamente sono sia su Pinterest che su TikTok.

Travel influencer: conclusioni

Mi auguro che leggendo questo post avrai capito che un travel influencer non è solo chi condivide foto e video su Instagram, e che dietro a questa professione si nasconde tanto lavoro che spesso però non viene percepito.

Il consiglio che mi sento di darti se vuoi approcciarti a questo mondo è quello di iniziare in punta di piedi, solo se spinto da una forte passione e non dalla voglia di viaggiare gratis. Diffida poi da chi ti vuole dare consigli per “scroccare viaggi”, da chi ti invoglia a intraprendere quest’avventura con l’abbaglio del viaggio gratis, si tratta pur sempre di lavoro e come tale va rispettato e onorato sia dall’una che dall’altra parte, anche nei confronti degli altri professionisti che di questo campano.

Studia, aggiornati, fai tremila prove e commetti errori perché ci si migliora solo sbagliando. Non volere tutto e subito, per affermarsi ci vogliono almeno un paio di anni, e non tutti ci riescono.

Leggi Travel content creator: chi è, cosa fa e differenze con l’influencer.

Se ami viaggiare leggi anche Lavorare viaggiando: le 15 migliori professioni per girare il mondo e Chi sono i nomadi digitali.

Io ti faccio comunque un grosso in bocca al lupo, e se vuoi approfondire queste tematiche e intraprendere questa strada ti aspetto nel mio gruppo chiuso Facebook.

Un bel giorno di novembre apre per gioco il blog VoloGratis.org e si ritrova ad essere uno dei travel bloggers più seguiti e più influenti in Italia. Ama coccolare il suo bassethound Gastone, giocare con suo figlio Nicholas, cantare sia dentro che fuori alla doccia, suonare la chitarra e viaggiare per il mondo insieme alla sua famiglia. Odia fare la valigia e gli hotel con i bagni in comune. Per anni ha portato avanti la battaglia “più viaggi per tutti” non solo su VoloGratis.org ma anche su m2oradio, su Radio Capital, su Rai Radio 2, su Radio LatteMiele e sulle pagine de L'Huffington Post. Ogni tanto lo trovi in radio, in tv e su giornali. Il 18 maggio 2017 è uscito il suo primo libro "Professione Travel Blogger" disponibile in tutte le principali librerie italiane, anche online. La terza edizione, con il titolo "Professione Travel Blogger e Travel Influencer" è uscita a maggio 2022. Il 23 luglio 2020 è uscito il libro da lui curato dal titolo "In viaggio tra i borghi d'Italia". A fine giugno 2021 è stato pubblicato il suo libro "Passeggiate romane" tutto dedicato ai luoghi più insoliti, segreti e curiosi di Roma, con la prefazione di Lillo.