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Diari di viaggio

Diario di viaggio a Philadelphia

di Andrea Petroni

Pubblicato il 2016-11-07

Ciao viaggiatore, prima di leggere il nostro diario di viaggio a Philadelphia ti suggerisco di metterti come sottofondo musicale in sequenza il brano “Streets of Philadelphia” di Bruce Springsteen, poi “Eye of the Tiger” dei Survivor e infine “Gonna Fly Now” di Bill Conti.
Fatto? Ora sei pronto per venire insieme a noi alla scoperta dell’unica città americana patrimonio dell’umanità.
Prima però voglio darti giusto qualche informazione storica, senza però annoiarti.
Philadelphia fu fondata nel 1682 da William Penn, su un territorio che in origine era abitato dalla tribù indiana Delaware. Il nome della città deriva dal greco antico e significa amore fraterno, perché basata sui principi di libertà e tolleranza religiosa.
Nel XVIII fu la seconda città più grande d’America, dopo Città del Messico, e la seconda più grande dell’impero britannico dopo Londra. Fu il centro principale della Rivoluzione Americana e per 10 anni (dal 1790 al 1800) fu la capitale degli Stati Uniti.
Ok, dopo questi doverosi ma brevi cenni storici, passo subito al

Diario di viaggio a Philadelphia.

Primo giorno
Partiamo dal Terminal 5 dell’aeroporto di Roma Fiumicino con il volo diretto American Airlines delle 11:55. Purtroppo proprio al momento dell’imbarco si abbatte sulla capitale un violento nubifragio con tanto di tromba marina, e l’aereo è costretto a rimandare il decollo di circa due ore.
Io e Valentina trascorriamo sia l’attesa che tutto il resto del volo guardandoci di seguito i film “Alla ricerca di Dory” e “Now You See Me 1 e 2”, litigando con il touch screen del sistema di intrattenimento che funziona in maniera pessima, e smangiucchiando i pasti che ci servono a bordo.
Alle 17:15 locali atterriamo al Philadelphia International Airport e veniamo subito accolti da una mega bandiera a stelle e strisce.
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La navetta ci conduce al The Logan Hotel. Sistemiamo i bagagli, ci facciamo una doccia e andiamo a cena all’Oyster House, considerato come uno dei migliori ristoranti di pesce della città. Mangiamo qualche ostrica, strepitose quelle cotte sulla brace, io un fantastico lobster roll (panino con l’aragosta) e Valentina una spigola arrosto. Non c’è niente da fare, il suo lavoro da biologa nutrizionista esce fuori anche in viaggio!
Dopo cena torniamo in hotel, ci godiamo per un po’ il panorama notturno dalla terrazza del Logan, e andiamo a dormire con tanta voglia di scoprire questa città poco conosciuta dai turisti italiani, ma super conosciuta dagli appassionati della saga di Rocky Balboa con Sylvester Stallone.
Secondo giorno
Per colpa del fuso orario, anzi di mia madre che mi ha telefonato dimenticandosi della differenza di ora (ti voglio bene mamma!), alle 4 del mattino siamo già svegli. Io non riesco più a prendere sonno, Valentina – beate lei – sì, e inizio a leggere sul web mille mila info e notizie su Philly.
Alle 8 scendiamo a fare colazione in hotel e ci gustiamo due ottime granola con frutta fresca e latte.
Alle 9:45 iniziamo il Constitutional Walking Tour, un tour guidato in lingua inglese che ci porta ad ammirare i siti storici della città. Una passeggiata di un’ora e quindici minuti alla scoperta dei luoghi in cui sono nati gli Stati Uniti d’America.
Partiamo dalla Independence Hall, il palazzo in mattoncini rossi in cui sono state firmate sia la Dichiarazione d’Indipendenza (4 luglio 1776) che la Costituzione (1787),
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ammiriamo la Liberty Bell, la campana che l’8 luglio del 1776 radunò i cittadini per la lettura della Dichiarazione d’Indipendenza,
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la President’s House dove George Washington e John Adams lavorarono prima che fu costruita la Casa Bianca, la Carpenter’s Hall dove nel 1774 si riunì il primo congresso continentale, la Betsy Ross House in cui fu cucita la prima bandiera a stelle e strisce,
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il cimitero della Christ Church dove è sepolto Benjamin Franklin e la splendida Elfreth’s Alley, la più antica strada residenziale americana continuamente abitata.
Elfreth’s Alley è una viuzza dal sapore antico, ai cui lati si ergono delle casette in mattoncini rossi con le porticine colorate. Tutte da fotografare.
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Per pranzo ce ne andiamo al City Tavern e continuiamo il nostro viaggio nella vecchia America. Ci ritroviamo all’interno di un ristorante del XVIII secolo, con i camerieri in costume d’epoca, che serve piatti della tradizione realizzati con prodotti freschi e solo con ingredienti locali.
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L’atmosfera è davvero magica. Mangiamo dell’ottimo salmone affumicato come antipasto e un delizioso Crab Cake “Chesapeake Style” per me, una specie di palla fritta ripiena di polpa di granchio, e un Chicken Breast Madeira (petto di pollo) per Valentina.
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Dopo pranzo andiamo a visitare la Barnes Foundation, e rimaniamo impressionati dal quantitativo enorme di opere d’arte dell’Ottocento e del Novecento esposte nel museo. Cézanne, Van Gogh, Monet, Gauguin, solo per citare alcuni autori presenti.
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Con tanta bellezza negli occhi e nel cuore, percorriamo la Benjamin Franklin Parkway, un viale alberato simile agli Champs-Élysées parigini, e arriviamo di fronte alla mitica scalinata del Philadelphia Museum of Art.
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La nostra mente vola subito al film Rocky e alla scena in cui il famoso pugile sale di corsa i suoi gradini. Brividi. Prima di farla di corsa anche noi ce ne andiamo a rendere “omaggio” alla statua di Rocky e io inizio a inviare foto a mio cognato che è un patito della saga interpretata da Sylvester Stallone. Alla foto della statua mi risponde con un laconico “sono commosso!”.
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Ora è arrivato il mio momento, il momento di chi non corre dall’ultima ora di educazione fisica in quinto liceo, di chi si considera l’antisportivo per eccellenza. La scalinata è di fronte a me, non mi faccio prendere dal panico, inizio a correre, macino gradini spinto dalla “forza” di Rocky e arrivo in cima con le braccia alzate.
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Ce l’ho fatta (trovi tutto documentato nel video a fine pagina)!
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Ci prendiamo una cosa da bere nell’atrio del museo, che ogni venerdì pomeriggio si trasforma in un locale con musica dal vivo (After 5), e ci rilassiamo ascoltando dell’ottima musica.
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Per cena andiamo da Jack’s Firehouse ricavato in una vecchia caserma dei pompieri che si trova di fronte all’Eastern State Penitentiary, dove ci mangiamo una bella bisteccona, io con contorno di patatine, Valentina con la sua immancabile verdurina.
La prima vera giornata a Philadelphia è stata più che positiva, l’impatto con la città più che buono. A dire il vero, dopo aver visto città come San Francisco, New York, San Diego e compagnia bella, non nutrivamo grosse aspettative su Philly, e invece ci siamo dovuti ricredere.
Torniamo in hotel felici di vivere per qualche giorno l’autentica atmosfera a stelle e strisce.
Terzo giorno
Oggi riusciamo a dormire qualche ora in più, e alle 9 andiamo a fare colazione al Reading Terminal Market. Inaugurato nel 1892, detiene il primato come il più antico mercato di prodotti agricoli d’America che dal giorno della sua inaugurazione è rimasto sempre aperto. Al suo interno ci sono 80 negozietti, chiamiamoli così, che vendono specialità locali.
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Ce n’è anche uno gestito dagli Amish dove io e Valentina compriamo la granola (cereali da colazione di cui io vado pazzo).
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Qui è possibile anche mangiare il famoso Philly Cheesesteak, ma decidiamo di assaggiarlo nei prossimi giorni.
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Dal mercato ce ne andiamo a visitare la Simeone Foundation Automotive Museum, una delle più grandi collezioni di automobili sportive del mondo, acquistate dal Dr. Fred Simeone.
Ammiriamo antiche Bugatti, fiammanti Ferrari, ed eleganti Mercedes, e assistiamo all’evento Ciao Phialdelphia presieduto dal console italiano Andrea Canepari. Una tappa delle celebrazioni dell’orgoglio e delle tradizioni italiane.
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Pranziamo da A.Kitchen dove io mangio l’hamburger più buono della mia vita, e ci concediamo un pomeriggio di shopping sfrenato tra Macy’s, Century 21, Victoria’s Secret e Urban Outfitters. I prezzi sono particolarmente interessanti perché a Philadelphia non vengono applicate tasse su abbigliamento e calzature. Io compro due camicie di Calvin Klein e una di Ralph Lauren e spendo complessivamente $ 50. In Italia a quel prezzo non avrei preso nemmeno una manica.
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Torniamo in hotel, ci cambiamo e ce ne andiamo a cena da Vesper, un posto piuttosto particolare. Sembra uno di quei club degli anni ’50, e infatti c’è anche un crooner che ci allieta la serata con brani di Frank Sinatra.
Dopocena decidiamo di farci coraggio e andiamo all’Eastern State Penitentiary, il primo vero penitenziario del mondo – aperto nel 1829 – che ha ospitato nelle sue celle criminali del calibro di Al Capone. Partecipiamo al Terror Behind The Walls e visitiamo il carcere al buio tra mostri, zombie e criminali in carne e ossa (tranquillo, sono attori mascherati). Ci divertiamo un casino, ci voleva proprio un’esperienza adrenalinica prima di andare a dormire.
Quarto giorno
È domenica, fuori piove a dirotto e noi ce la prendiamo comoda. Ci concediamo un bel brunch americano all’Urban Farmer Restaurant che si trova dentro il nostro hotel. Valentina adora queste cose e ogni tanto mi tocca pure accontentarla.
Per fortuna smette di piovere e alle 13 iniziamo il Mural Arts Love Letter Tour. Philadelphia, con i suoi 4.000 murales, è la capitale mondiale di questa arte. Il tour guidato inizia alla Pennsylvania Academy of Fine Arts, e passando per il municipio al cui esterno è presente la famosa scritta Love dell’artista Robert Indiana,
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prendiamo il treno metropolitano che ci porta ad ammirare a West Philadelphia i murales di Stephen Powers e della sua crew. Cinquanta opere che lette complessivamente non sono nient’altro che una lettera d’amore di un ragazzo ad una ragazza, di un artista alla sua città natale e dai residenti al loro quartiere.
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A dirla tutta il tour ci delude un po’, non per la bellezza delle opere, ma per il fatto che si vedono tutte o dai finestrini del treno o dalle grate delle fermate. È difficile ammirarle per benino e anche scattare foto decenti.
Dopo un’ora e mezza torniamo al Municipio
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e con una bella camminata ce ne andiamo fino al fiume Delaware, dove è ormeggiata la nave da guerra della marina americana USS New Jersey, in servizio dal 1943 al 1991.
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Torniamo in centro e andiamo ad ammirare il panorama a 360° gradi sulla città. Con un velocissimo ascensore saliamo fino alla cima del grattacielo One Liberty Observation Deck, posta a 269 metri sul livello del mare, e ci godiamo un fantastico tramonto sulla città.
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Ci gustiamo l’ultima sera a stelle e strisce con una magnifica cena al ristorante R2L, un locale molto romantico posto in cima a un grattacielo. Philly di notte è ancora più affascinante.
Quinto giorno
Sveglia alle 7:30, prepariamo le valigie, le lasciamo in custodia alla reception dell’hotel e ci godiamo l’ultima mattinata in città.
Facciamo colazione al Blueston Lane Café, poi chiamiamo un Uber perché abbiamo una missione da compiere: visitare i luoghi più famosi di Rocky.
Andiamo prima alla casa del pugile, in un luogo non molto tranquillo. Non appena arriviamo vediamo che dalle finestre la gente ci guarda con aria insospettita.
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Tempo di scattare qualche foto e ci dirigiamo alla palestra in cui nel film si allenava il pugile, che di fronte ha il negozio in cui lavorava Adriana. Sia la palestra che il negozio sono in pessime condizioni, ma ci basta per sognare.
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A pranzo ci mangiamo un Philly Cheesesteak da Carmen’s Famous Italian Hoagies and Cheesesteaks al Reading Terminal Market, dove peraltro ha mangiato anche il presidente Obama.
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È un panino ripieno di carne cotta alla griglia e con sopra del formaggio fuso. Buonissimo, riesco a farlo mangiare anche a Valentina.
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Purtroppo il nostro viaggio a Philadelphia termina qui, torniamo in hotel a riprendere le valigie e ce ne andiamo in aeroporto a prendere il volo American Airlines che ci riporterà a casa.
Philly vale molto più di una giornata, il tempo che purtroppo le dedica chi fa un viaggio a New York, vista la sua vicinanza alla Grande Mela.
Siamo partiti con poche aspettative e siamo tornati piacevolmente sorpresi da questa città ricca di storia e di fascino.
Mi raccomando, per viaggiare sereno soprattutto negli Stati Uniti, è importante stipulare un’assicurazione sanitaria che copra eventuali spese mediche, perché anche le più banali potrebbero costarti un occhio della testa. Io e Valentina abbiamo la NoStop Vacanza di Europ Assistance. La portiamo sempre con noi, per sicurezza, ma con la speranza di non doverla utilizzare mai.
Ci auguriamo che il nostro diario di viaggio a Philadelphia possa esserti utile per organizzarti un viaggio in questa bella città americana
Musica video : www.bensound.com
Immagine di copertina Discover PHL
Viaggio realizzato in collaborazione con Master Consulting FL e Discover PHL, le opinioni sono personalissime e non affatto influenzate dall’ente.

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