Viaggiare con i Bambini
Inizia il nostro viaggio più bello. Cosa non dire a una coppia senza figli
di Andrea Petroni
Pubblicato il 2018-11-17
È da qualche minuto che scrivo parole e poi subito le cancello. La musica scorre nelle cuffie, Gastone – il mio bassethound – dorme accanto a me sdraiato nella sua cuccia, Valentina è nell’altra stanza affaccendata in mille cose ma con l’euforia a mille e l’incredulità di un qualcosa che fino a qualche mese fa sembrava impossibile.
Non è semplice raccontare un qualcosa di così intimo, di così personale, ma voglio provarci lo stesso perché è giusto che se ne parli, perché nel 2018 alcune domande dovrebbero essere evitate, perché tanti pregiudizi dovrebbero andare a farsi fottere, perché ci vorrebbe un pizzico di sensibilità in più verso certi argomenti.
Io e Valentina siamo sposati da 6 anni e mezzo e dal giorno dopo del nostro matrimonio è iniziata la classica domanda “quando fate un figlio?”. Premesso che noi non volevamo subito un figlio, ma questa è una domanda che a una coppia non va assolutamente fatta perché:
- la coppia potrebbe non volere figli, scelta super legittima. Perché in Italia esiste ancora quell’idea arcaica che la coppia senza figli non abbia senso di esistere? Ne conosco tante di coppie felici senza figli e infelici con figli, e viceversa. La coppia deve innanzitutto essere “coppia”. Perché la gente continua a dover giudicare i comportamenti altrui?
- uno dei due, o entrambi, potrebbe avere un problema – più o meno serio – che abbia causato infertilità.
Noi, durante i primi anni di matrimonio i figli non li volevamo. Non immagini, o forse sì, ciò che ci diceva la gente, “preferite più viaggiare che avere figli?”, “siete egoisti”, “che aspettate a farli non siete mica ragazzini?”, “quando sarete vecchi non avrete chi vi accudirà”… Ma ti rendi conto cosa bisogna ancora sentirsi dire nel 2018? Come se fare un figlio fosse come timbrare il cartellino. È scattata l’ora X e anche se non vuoi lo devi fare per forza, perché è la società che te lo impone. Ma stiamo scherzando?
Ad un certo punto poi qualcosa dentro di noi è cambiato ma sono sorte delle complicazioni, e di gravidanze nemmeno l’ombra. Abbiamo aspettato un anno, due…e poi a seguito di approfondite indagini mediche è arrivata la sentenza: Valentina è affetta da tiroide di Hashimoto, una malattia autoimmune che provoca infiammazione tiroidea e ipotiroidismo, ma non solo – uno scombussolamento ormonale tale da provocare addirittura la sterilità.
Una cosa è non volere figli e un’altra è sentirsi dire di non poterli avere. “Vale andrà tutto bene” le ho sussurrato mille volte cercando di impedire anche a una sola lacrima di scendere dai suoi occhi.
I ginecologi da noi interpellati ci hanno proposto tutti la stessa strada: la procreazione medicalmente assistita (PMA).
Esistono tre livelli di procreazione medicalmente assistita:
- tecnica di primo livello, chiamata inseminazione Intrauterina semplice: che consiste nell’introduzione dello spermatozoo al’interno della cavità uterina
- tecniche di secondo e terzo livello: FIVET (fecondazione in vitro), ICSI (iniezione intracitoplasmatica di un singolo spermatozoo), Prelievi testicolari in caso di azoospermia.
Noi avremmo dovuto ricorrere alla ICSI che consiste nella stimolazione farmacologica dell’ovaio, del prelievo degli ovociti, iniezione dello spermatozoo all’interno del citoplasma dell’ovocita e successivo trasferimento dell’embrione nell’utero. Probabilità di riuscita inferiore al 30%. Tutto questo avrebbe comportato a Valentina un bombardamento ormonale non indifferente, e a noi come coppia il dover percorrere un percorso difficile soprattutto a livello psicologico.
Ma a noi il sorriso sulle labbra non manca nemmeno durante i momenti più difficili e abbiamo detto “sì proviamoci”, coscienti del fatto che l’esito sarebbe stato comunque negativo.
Ci siamo quindi messi in lista di attesa presso un centro ospedaliero pubblico che fortunatamente ci ha dato il primo appuntamento a distanza di un paio di mesi. Facciamo il primo incontro conoscitivo, ci prescrivono un milione di analisi e di esami da effettuare e iniziamo questo percorso che tra una cosa e l’altra è andato avanti per un anno fino al momento in cui Vale ha scoperto di essere rimasta incinta naturalmente. Sì, è successo quello che nessuno si sarebbe mai aspettato, nemmeno la medicina!
Il 29 ottobre era fissato l’appuntamento con l’anestesista per iniziare la fase vera e propria dell’ICSI, ossia il prelievo degli ovociti. Erano un po’ di giorni che Valentina si sentiva strana, stanca, assonnata, cosa assolutamente insolita per lei che è sempre un vulcano di energia. “Vale, così per scrupolo, perché non fai un test di gravidanza?” “No Andre, basta, non li voglio più fare, tanto sarà l’ennesimo test negativo, non posso avere figli in maniera naturale”. Come darle torto?.
Poi un sabato mattina, alle 7 in punto, ero nel lettone che dormivo beato quando sento una vocina soave che mi sveglia “Andre secondo te cosa significa?”. Apro gli occhi e nel buio vedo la sagoma di Valentina con una cosa in mano. Pensando fosse il suo smartphone esclamo “Sono le 7 del mattino, cosa avrai di così tanto importante da mostrarmi sul telefono?”. “No Andre, guarda qua” e mi mostra il test di gravidanza. Guardo il monitor e vedo due linee. “Vale ma sei incinta!” . “Sì!”. Baci, abbracci, ma soprattutto tanta incredulità! All’appuntamento del 29 ottobre non ci siamo andati.
Se tutto andrà come speriamo nel verso giusto, da giugno ci sarà una piccola viaggiatrice o un piccolo viaggiatore che ci accompagnerà in giro per il mondo. Abbiamo già fatto la sua conoscenza in foto tramite le prime ecografie e già ce ne siamo perdutamente innamorati. Gli o le insegneremo che al mondo non esistono confini, quelli purtroppo esistono solo nella mente di alcune persone, e che sulla Terra esiste solo ed esclusivamente una sola razza, quella umana.
Il nostro modo di viaggiare non cambierà, quando sarà possibile viaggeremo tutti e tre insieme (quattro con Gastone), a volte per esigenze lavorative andrò io da solo ma loro saranno accanto a me con il cuore, e continueremo a raccontarti su queste pagine e sui nostri canali social Instagram e Facebook la bellezza del mondo che ci circonda.
Come avrai capito questo non è solo un post per condividere con te questa nostra grandissima gioia, è soprattutto per dare speranza a chi si ritrova nella nostra identica situazione. Anche quando la scienza emette il suo verdetto, può capitare quel “miracolo” che rimette tutto in discussione. Chiamalo miracolo, chiamalo destino, chiamalo come vuoi, questa è la vita, spesso toglie ma a volte regala.
È stato anche il modo per parlare di procreazione medicalmente assistita, non c’è alcun motivo di vergognarsi di questo percorso! Noi non siamo arrivati alla fine della PMA perché la gravidanza è arrivata naturalmente, ma lo avremmo fatto senza paura e senza vergogna.
Non solo, mi auguro con tutto il cuore che si faccia qualcosa di serio per snellire le procedure di adozione perché non si è genitori di “pancia” ma genitori col cuore!