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L'ingegnere che vola gratis intorno al mondo
di Andrea Petroni
Pubblicato il 2010-05-16
Buongiorno e buona domenica a tutti!
Lo statuinitense Ryan Kingsbury, sfruttando l’overbooking (che si verifica quando le compagnie aeree accettano più prenotazioni dei posti disponibili in aereo) si è girato mezzo mondo quasi gratis.
Lui sì che è un vero viaggiatore low cost!
Sfrutta l’overbooking e fa guadagnare anche le compagnie
E’ volato da Boston a Tokyo pagando il biglietto appena 40 dollari, soggiorna gratis in alberghi a quattro stelle e porta la fidanzata a spasso sui cieli dell’America a costo zero ma con un unico inconveniente: data e ora delle partenze sono sempre incerte. Questo è Ryan Kingsbury, 28 anni, ingegnere al prestigioso Mit del Massachusetts, ma soprattutto abile gestore della scienza dell’«overbooking», l’eccesso di prenotazioni sui voli di linea. Di cosa si tratta lo spiega lui stesso rispondendo al telefono da un modesto appartamento di Cambridge: «Le compagnie aree per ogni volo che decolla vendono molti più biglietti dei posti in realtà disponibili, io mi studio le rotte più affollate, acquisto i biglietti e quando chiedono se ci sono volontari pronti a scendere, corro a offrirmi incassando in cambio voucher per viaggi e alberghi».
Basta passare qualche ora in uno dei tanti scali americani per accorgersi che in effetti, prima dell’imbarco di ogni volo, quasi sempre si ascolta l’annuncio «chi è disposto a rinviare la partenza si avvicini al desk, grazie» con conseguente offerta di voucher spesso di valore superiore al costo del biglietto pagato. Se l’«overbooking» dilaga in America è perché le aerolinee colpite dalla crisi economica e dai costi energetici non posso permettersi di far decollare dalla pista aerei con posti vuoti. «Ciò significa che i volontari come me, pronti a scendere da qualsiasi volo in qualsiasi momento, rientrano nel loro modello di business» commenta Kingsbury.
I risultati sono nei numeri: ha accumulato quasi 7000 dollari di voucher negli ultimi tre anni e li adopera a piacimento per la gioia delle compagnie aeree che lo fanno viaggiare ovunque perché è uno di quei passeggeri che «non vogliono il posto ad ogni costo».
Per comprendere come è nato il fenomeno-Kingsbury bisogna andare a visitare il sito Internet flyertalk.com ovvero il punto di incontro digitale di «chi viaggia spesso e vuole spendere poco» come lui stesso riassume. Si tratta in gran parte di giovani universitari, che non hanno obblighi di lavoro, sono flessibili nei calendari privati e si divertono a inventare percorsi alternativi per scoprire luoghi non conosciuti. «Ci passo lunghe ore, mi studio i precedenti, i commenti, le esperienze altrui, è un pozzo di conoscenza» assicura Kingsbury. «L’overbooking è una specie di surf del cielo, avendo tempo e flessibilità a disposizione ti può portare ovunque desideri» racconta l’ingegnere, il cui unico cruccio sta nel fatto che «le compagnie aree ne fanno assai più sui voli interni che non su quelli internazionali dove c’è maggiore accortezza nell’assegnazione dei posti». La conseguenza è di sfruttare l’«overbooking» accumulando voucher sui voli interni per poi usarli sui tragitti internazionali: è così che è volato a Tokyo, assieme alla fidanzata, con un biglietto da 640 dollari a testa ridotto ad appena 40 grazie «ad un voucher da 600 che mi ero guadagnando ritardando di un giorno» un viaggio da Boston a San Francisco.
Lo sbarco in Giappone lo considera un fiore all’occhiello. Intanto, prevedere quando gli eccessi di prenotazioni si verificano è diventato il suo passatempo: tiene d’occhio le previsioni meteo e i grandi eventi sportivi incrociando le date nella mente con il calendario delle feste più popolari, al fine di indovinare quando e su quali tragitti vi sarà il maggiore affollamento. Parametri e previsioni lo portano ad acquistare «un biglietto che sono quasi del tutto certo di non adoperare mai» e allorché arriva all’aeroporto va quasi a colpo sicuro all’imbarco, aspettando il fatidico annuncio per presentarsi ed essere il primo a rispondere: «Cercate un volontario per non partire? Eccomi».
Nove volte su 10 funziona alle perfezione, lui incassa il voucher, torna a casa e pianifica da quel momento il viaggio che aveva in mente sin dall’inizio. «Certo, per me è un utile divertimento – assicura – ma chi ci guadagna di più sono le compagnie aree che, nei giorni a ridosso della partenza, vendono a 3000 dollari i posti che poche settimane prima davano via ad appena 200 dollari, sono loro che fanno affari d’oro grazie ai volontari come me».
Per avere un’idea dell’impatto dei «volontari» sui bilanci delle aerolinee basti pensare che soltanto nel 2009 sono stati fatti scendere dagli aerei 13 passeggeri ogni 10 mila, mentre nel 1999 il rapporto era stato ben 20 su 10 mila. Questo significa che i tanti Ryan Kingbury d’America hanno fatto risparmiare alle compagnie commerciali centinaia di milioni di dollari, creando un mercato parallelo di biglietti e alberghi. D’altra parte l’unica compagnia che non pratica l’«overbooking», JetBlue, è il fanalino di coda nella classifica dei passeggeri a conferma che l’estrema rigidità non si adatta al mercato.
Maurizio Molinari
LaStampa.it