Diari di viaggio
Diario di viaggio a Liverpool
di Andrea Petroni
Pubblicato il 2017-03-30
Tornato la domenica sera con Valentina da uno splendido viaggio nella Lapponia finlandese, la mattina seguente sono ripartito per il Regno Unito per visitare due luoghi mitici per un appassionato di musica come me.
Ora sono pronto a raccontarti tutta la mia esperienza in questo
diario di viaggio a Liverpool.
Primo giorno
Con l’emozione a mille e nelle orecchie una playlist che alterna brani dei Beatles, degli Oasis, dei Joy Division, degli Smiths e perché no, anche dei Take That, parto da Roma Ciampino alla volta dell’Inghilterra con un volo Ryanair.
Atterro a Manchester alle ore 12:50, passo il controllo passaporti e mi fiondo a prendere il treno per Liverpool. Il biglietto per la stazione di Liverpool Lime Street costa £ 16,50 se acquistato in loco, altrimenti circa la metà se acquistato online.
In un’ora arrivo nella città in cui sono nati John, Paul, Ringo e George e il solo pensiero di poter percorrere per un paio di giorni le strade da loro calpestate mi riempie di gioia.
Ad attendermi c’è la blogger Helen Davies di Helen in Wonderlust, che porterà me e la travel blogger statunitense Helene Sula di Helene in Between alla scoperta della sua città (Liverpool) e della vicina Manchester.
L’accoglienza di Helen è strepitosa, con il suo sorriso mi fa sentire subito a casa. Scoprirò poi che gli abitanti di Liverpool e di Manchester sanno essere particolarmente accoglienti, ma di questo te ne parlerò strada facendo.
Prendiamo il mitico taxi Black Cab e vado all’Hope Street Hotel a lasciare la mia valigia in una camera a dir poco meravigliosa.
Fuori splende il sole e la temperatura è piacevole, usciamo subito per una prima passeggiata.
Helen mi racconta tante curiosità sulla sua città e mi porta subito nella splendida piazza St George’s Pl dove svetta St. George’s Hall, un edificio con forti richiami al neoclassicismo inaugurato nel 1854 e che ospita la vita pubblica della città in aule per riunioni e per l’amministrazione della giustizia, e una grande sala per concerti.
Di fronte si erge il monumento commemorativo alle vittime delle due Guerre Mondiali (Cenotaph), la statua a cavallo del principe Alberto e quella della Regina Vittoria.
Passiamo di fronte alla Walker Art Gallery
ed entriamo nella Public Library. Io rimango sbalordito dalla bellezza della biblioteca pubblica. Un edificio antico dal cuore moderno che riflette pienamente l’anima della città. Al suo interno si alternano sale modernissime dotate di computer, ipad e connessioni internet, a sale antiche in cui studiare nel più assoluto silenzio. Ad avercene anche noi di biblioteche pubbliche come questa.
Proseguiamo la nostra passeggiata per William Brown Street costeggiando i St John’s Gardens, passiamo per White Chapel, per Queen Square e arriviamo a Williamson Square, una bellissima piazza su cui si trova il Liverpool Playhouse Theatre, qualche locale e per gli appassionati di calcio il negozio ufficiale della squadra del Liverpool Football Club. Dietro al teatro spicca la modernissima Radio City Tower. L’azzurro intenso del cielo su cui fa capolino qualche nuvola incornicia meravigliosamente questa piazza.
Helen mi porta poi a Mathew Street, la via in cui è nato il mito dei Beatles.
Proprio lì c’era – c’è ancora anche se è una ricostruzione del precedente chiuso e quasi del tutto demolito nel 1973 – il Cavern Club, il locale in cui si esibivano i Fab 4.
Io riesco quasi a percepire le note delle loro canzoni più famose e senza pensarci inizio a canticchiare “Help!, I need somebody, Help!, not just anybody, Help!, you know I need someone, Help!”. Appoggiato al muro di fronte all’ingresso del locale trovo anche la statua del giovane John e non posso non farmi scattare una foto con colui che mi ha fatto compagnia durante gli anni dell’adolescenza.
Qui tutto profuma di musica, è un qualcosa di meraviglioso, sembra di fare un salto negli anni Sessanta, e non è affatto turistico come si possa immaginare.
Alle 18:30 andiamo in stazione a prendere Helene passando per Church Street, la via dello shopping.
Dopo i saluti e gli abbracci torniamo in hotel e saliamo al quinto piano per un aperitivo con vista sulla città illuminata. Meravigliosa!
Ceniamo al ristorante dell’hotel che nonostante sia all’interno della struttura ha un nome diverso, si chiama The London Carriage Works. Io mangio dell’ottimo salmone scozzese su un letto di cous cous e ci intratteniamo fino a mezzanotte a raccontarci delle nostre vite e dei nostri blog, scambiandoci consigli e suggerimenti.
Secondo giorno
Il secondo giorno inizia per me con una super colazione, oltre a qualche dolcetto, alla frutta e al caffè, mi concedo anche una bella fetta di pane con sopra uova strapazzate e salmone.
Una goduria tremenda, senza il controllo di Valentina, che lavora come biologa nutrizionista e mi bacchetta sempre sul cibo.
Con un bel carico di energia sono pronto a iniziare una nuova giornata. Sono piuttosto emozionato perché la prima impressione con Liverpool è stata più che positiva.
La prima tappa la facciamo al n. 79 di Tithebarn St. dove, di fronte al Liverpool John Moores University Avril Robarts Library/Learning Resource Centre, si trova la scultura Superlambana, un incrocio tra un agnello e una banana, nata dall’idea dell’artista giapponese Taro Chiezo che ne realizzò una di soli quattro pollici, e realizzata poi a grandezza naturale da quattro artisti locali. È un richiamo ai pericoli dell’ingegneria genetica, fondendo insieme pecore e banane, due carichi molto comuni per le navi che attraccavano al porto della città.
Tra chiacchiere e risate raggiungiamo il fiume Mersey che si getta nel mare d’Irlanda, e costeggiamo il Royal Liver Building, un grattacielo costruito tra il 1908 e il 1911 che fino al 1932 fu l’edificio più alto d’Europa
e arriviamo al Ferry Terminal. Prendiamo il traghetto Ferry Mersey e facciamo una mini crociera di 50 minuti per ammirare lo skyline della città. Imperdibile soprattutto per gli amanti della fotografia.
Tornati a terra andiamo subito a scattarci foto con la statua in bronzo dei Beatles realizzata da Andrew Edward, che si trova proprio sul Pier Head. Talmente bella da far sembrare John, Paul, George e Ringo quasi reali. Sono piuttosto alti e io accanto a loro sembro proprio piccino. D’altronde loro sono grandi in tutti i sensi!
Attraversiamo la strada ed entriamo in uno dei luoghi più fighi in cui io sia mai stato: il British Music Experience, il nuovissimo museo sulla musica britannica aperto agli inizi di marzo.
I ragazzi che ci lavorano ci accolgono con estrema simpatia e ci fanno sentire parte di un evento.
Non appena varcata la soglia mi trovo di fronte l’ologramma di Boy George che sul palco canta e balla Karma Chameleon, fatto talmente bene che sembra vero. Impressionante!
Mi muovo tra le vetrine che espongono abiti e cimeli dei più grandi artisti britannici e mi emoziono di fronte agli abiti originali dei Queen, di David Bowie, degli Oasis, dei Rolling Stones e perché no, anche delle Spice Girls.
La cosa ancora più figa è la parte in cui è possibile suonare chitarre, batterie, pianoforti, e anche ballare su brani celebri. Da chitarrista rimarrei chiuso qui per ore però mi manca ancora da visitare il museo dedicato interamente ai Beatles, non prima però di mangiare un fish and chips.
Super felice di questa esperienza musicale vado con le ragazze all’Albert Dock, un complesso architettonico nell’area portuale dichiarato Patrimonio dell’Umanità Unesco. Alla fine degli anni ’80 fu oggetto di una grossa opera di riqualificazione e ora i magazzini che un tempo contenevano le merci ospitano negozi, musei e studi televisivi.
A pranzo ci fermiamo al numero 12 di The Colonades dove si trova il World Famous Dockland Fish and Chips. Una piccola friggitoria in cui dicono si mangi il migliore fish and chips della città. Che dire, semplicemente delizioso e per niente pesante. Da 10 e lode!
Ora siamo pronti per immergerci nella Beatles Story, il museo che ripercorre tutte le tappe della storia dei mitici Fab 4, dalla loro infanzia fino al loro scioglimento.
Una comodissima audioguida in italiano spiega tutte le tappe in un percorso di visita in cui sono ricostruiti fedelmente anche i luoghi più importanti come ad esempio il Cavern Club o lo studio di registrazione. Anche qui l’emozione sale alle stelle ed esco con la voglia di ascoltarmi tutta la loro discografia.
In preda alla Beatlesmania torniamo a Mathew Street e dopo un giro per il centro torniamo in hotel.
Ci prepariamo per la serata ed Helen ci porta a cena in un ristorante molto carino e accogliente, The Pen Factory, che si trova in Hope Street. Anche qui l’atmosfera è ottima, mangiamo benissimo e ci intratteniamo in lunghe e piacevoli chiacchierate anche con le cameriere. Ma chi l’ha detto che gli inglesi sono chiusi? Io qui ho trovato solo gente simpatica, super accogliente e con tanta voglia di chiacchierare.
Dopo cena inizia a piovigginare e ce ne andiamo a bere birra nel pub The Philarmonic Dining Rooms, sempre su Hope Street, famoso per i suoi antichi bagni. L’atmosfera è molto british e rilassata, mi piace un sacco. Rimaniamo fino alla chiusura e ce ne torniamo in hotel.
Domani dedicheremo la prima parte della giornata ancora a Liverpool e poi ci trasferiremo a Manchester.
Il diario di viaggio a Liverpool continua…trovi il seguito nel Diario di viaggio a Manchester.
This post was brought to you as a result of the #WelcomeToEngland campaign, created and managed by iambassador in partnership with Visit Britain. As always, VoloGratis.org retains all editorial control of what is published.
Musica video www.bensound.com