Diario di viaggio a San Diego
L’emozione è alle stelle, dopo tre anni dal nostro primo viaggio in California siamo pronti per tornare nello splendido Stato americano affacciato sull’Oceano Pacifico, e siamo pronti a raccontarti tutto in questo
diario di viaggio a San Diego.
La California che ha tanto da offrire e ci ha già fatto innamorare delle sue diversità. Città, deserto, montagne, mare e spiagge.
Ha tutto ciò che si possa desiderare da un viaggio e questo lo possiamo dire con cognizione di causa.
Nel 2012 abbiamo visitato San Francisco, il Parco di Yosemite, Los Angeles e la Death Valley. Questa volta ci concentreremo sulla parte sud e quindi San Diego, Orange County e di nuovo a Los Angeles per approfondirla meglio.
Alle ore 4:30 di martedì 24 marzo suona la sveglia ma siamo talmente emozionati che al primo “drin” ci alziamo e dopo un caffè al volo andiamo a Fiumicino. Parcheggiamo l’automobile al parcheggio Alta Quota 2 (€ 21 per tutta la settimana con servizio di navetta privata) e alle 6 siamo di fronte al banco di accettazione dei bagagli British Airways per la consegna delle valigie.
Il nostro aereo parte alle ore 8 e alle ore 9:45 locali (10:45 italiane) atterra all’aeroporto di Londra Heathrow. Non appena mettiamo piede sul suolo inglese veniamo a conoscenza della tragedia consumatasi proprio in quelle ore sul volo Germanwings Barcellona – Dusseldorf. La tristezza per la morte dei 150 passeggeri è tanta, non ci sono notizie sulla causa del disastro, tutto può essere accaduto: guasto tecnico, attentato, suicidio? L’idea di prendere un altro volo non ci esalta più di tanto ma la voglia di andare in California vince ogni paura.
Passiamo degli scrupolosi controlli di sicurezza tra cui il body scanner e cerchiamo di avere più notizie sul disastro. Fortuna che ad Heathtrow c’è il wifi gratuito.
Dopo circa quattro ore di attesa nel Terminal 5 trascorse gironzolando tra negozi e bar – c’è anche il ristorante di Gordon Ramsay – alle ore 13:40 ci imbarchiamo su volo British Airways Londra-San Diego rischiando di perderlo. Ma come si fa a rischiare di perdere un volo dopo quattro ore di attesa nel Terminal? Facile, non c’eravamo accorti che il volo partiva da un altro terminal. Quindi di corsa a prendere la navetta e scatto da centometristi proprio mentre la voce fuori campo annunciava “last call for flight BA 273”. In quella manciata di secondi succede di tutto, Valentina perde una scarpa, a me si stacca un bracciolo della borsa, i biglietti non si trovano…panico! Alla fine riusciamo ad imbarcarci e seduti sulle poltrone dell’aereo tiriamo un sospiro di sollievo. California stiamo arrivando.
Il volo dura 11 ore e 45 minuti che trascorrono piacevolmente tra una dormita, qualche film, un pò di musica e qualche spuntino.
Per pranzo ci servono riso con carne e per merenda un buon sandwich con insalata e pollo e del pane con la marmellata.
Alle 17:55 atterriamo al San Diego International Airport. Ad accoglierci sulla pista c’è un sole splendente e tante palme. Questa è la California.
Mettiamo le lancette degli orologi 8 ore indietro (qui già è in vigore l’ora legale) e super gasati ci apprestiamo a sbrigare le formalità per l’immigrazione. L’addetto alla sicurezza vede dai nostri passaporti che già siamo stati negli USA e ci manda alle macchine automatiche. Non ci dice che i nuclei familiari devono fare l’immigrazione insieme e quindi io e Valentina ce ne andiamo in due macchine diverse ciascuno con il proprio passaporto. Quando ci accorgiamo che essendo un nucleo familiare dobbiamo farlo insieme, Vale interrompe la procedura e prosegue da me. Dopo le foto e le impronte digitali escono i responsi. Io vengo accettato negli USA e Valentina no. Sul suo foglietto c’è una bella X. Paura! Che succede? La imbarcheranno sul primo volo per l’Italia?
Ci mettiamo in fila ai controlli con personale e spieghiamo l’accaduto ad un simpaticissimo poliziotto. Dopo una bella risata ci spiega che non è stata accettata a causa dell’interruzione della procedura automatica. Le riprende le impronte digitali, le scatta la foto mette un bel timbro sul passaporto, ci saluta con un “Welcome To San Diego” e noi tiriamo un bel sospiro di sollievo.
L’aeroporto si trova in pieno centro e alle 19:30 siamo al Sofia Hotel, una bella struttura nel Downtown.
Dopo una bella doccia rigenerante ce ne andiamo a cena da Barley Mash nel Gaslamp Quarter, una zona del Downtown risalente alla seconda metà del 1800 che si sviluppa intorno alla 5th Avenue e che si estende da Broadway ad Harbor Drive. Ospita ben 94 costruzioni storiche costruite in era vittoriana. Il nome del quartiere deriva dalle lampade a gas molto comuni in città tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900.
Barley Mash è il classico locale americano con decine di schermi televisivi con in onda partite di basket, baseball e di football americano.
Io mangio un delizioso hamburger Bourbon-BBQ con bacon croccante e patatine fritte e Valentina da brava nutrizionista un House Made Quinoa Veggie Burger con contorno di insalata. Da bere io prendo una birra di San Diego consigliatami dal cameriere. Da Barley Mash c’è una bella atmosfera casual e rilassata, ceniamo con calma, ascoltiamo un pò di musica dal vivo e dopo una passeggiata per Gaslamp torniamo in albergo. Siamo svegli da oltre 24 ore ma l’euforia di essere in America ci fa dimenticare la stanchezza.
Ci addormentiano verso le 2 ma alle 4:30 siamo già svegli. Tutta colpa del fuso orario, in Italia sarebbero le 12:30 del mattino. Ma chissene importa, siamo in California!
Secondo giorno.
Con gli occhi sgranati già dalle prime luci dell’alba verso le 7:30 usciamo e andiamo a fare una passeggiata per la città.
In pochi minuti raggiungiamo la Baia e incontriamo tanti militari della marina militare statunitensi che fanno jogging. Qui si trova la base navale USA più importante dell’Oceano Pacifico.
La temperatura è piuttosto piacevole, si sta bene in pantaloncini corti.
Alle 8:30 andiamo a fare colazione da St. Tropez Bakery che si trova al n. 926 di Broadway Cir, a pochi passi dal nostro hotel.
Mangiamo un piatto gigante di yogurt, granola e frutta (qui negli States tutto è esagerato) e beviamo un espresso – mi raccomando se volete un caffè che somigli vagamente al nostro chiedete un espresso, se chiedete un caffè vi porteranno quello lunghissimo americano.
Dato che abbiamo solo oggi per visitare San Diego optiamo per l’Old Town Trolley Tour, un bus hop-on hop-off che tocca i punti principali della città. Lo prendiamo a Horton Plaza, vicino alla St. Tropez Bakery e accanto ad un bel centro commerciale che ci ripromettiamo di visitare nel pomeriggio.
San Diego è la seconda città della California per numero di abitanti dopo Los Angeles, si trova al confine con il Messico ed è affacciata sull’Oceano Pacifico.
La sua baia fu scoperta nel 1542 dall’esploratore portoghese Juan Rodriguez Cabrillo ma solo nel 1769 gli spagnoli e i padri francescani vi stabilirono il primo presidio militare e la prima missione in terra californiana. Dall’attacco a Pearl Harbour avvenuto nel 1941 è la prima base navale americana sull’Oceano Pacifico.
Con il bus passiamo per il Gaslamp Quarter in cui abbiamo cenato ieri sera, passiamo di fronte allo stadio di baseball Petco Park e attraversando lo scenografico Coronado Bridge arriviamo a Coronado.
Si tratta di una penisola la cui metà non è visitabile in quanto occupata dalla base navale. La parte non militare è molto graziosa ed elegante, casette basse in stile vittoriano, giardini ben curati e spiagge.
Qui si trova l’Hotel del Coronado, famoso albergo in stile vittoriano risalente al 1888 con il tetto rosso e i padiglioni in legno bianco, in cui furono girate scene del leggendario film “A qualcuno piace caldo” con Marilyn Monroe, Tony Curtis e Jack Lemmon.
La spiaggia di fronte all’hotel è un qualcosa di meraviglioso, pensate che nel 2012 si è aggiudicata il titolo di “spiaggia più bella degli Stati Uniti”. Una larga distesa di sabbia dorata (colore datole dal minerale mica) con qualche roccia e l’Oceano che oggi è piuttosto calmo, solo qualche onda per la gioia dei surfisti.
A proposito di surfisti, sulla spiaggia ci sono famigliole con bambini di 4/5 anni ciascuno con la propria tavola da surf, sembra proprio che qui a San Diego il surf sia come gli sci per chi vive sulle Alpi.
Passeggiamo in lungo e in largo sulla spiaggia sotto al sole cocente e per un attimo ci dimentichiamo di essere nel mese di marzo, qui è estate.
Riprendiamo il bus con destinazione Balboa Park, il polmone verde della città dedicato al navigatore spagnolo Vasco Nùnez de Balboa che fu il primo europeo a vedere l’Oceano Pacifico. Al suo interno si trovano numerosi musei – tra cui il San Diego Museum of Art, il San Diego Air & Space Museum, il Natural History Museum, il San Diego Model Railroad Museum e il Museum of Photographics Arts – lo zoo, il giardino botanico e quello giapponese.
La cosa bella del Balboa è che riesce coniugare natura, arte e svago e relax allo stesso tempo e a far contenti sia grandi che piccini.
Optiamo per il giardino giapponese curato fino all’inverosimile
e giunta l’ora di pranzo decidiamo di fermarci al ristorante del Prado a mangiare fish tacos, un piatto oramai tipico della California ma originario della Bassa California, lo Stato più a nord del Messico. Da leccarsi i baffi.
Riprendiamo il nostro bus e facciamo un breva sosta a Little Italy ma di giorno non è nulla di particolare o di caratteristico, dicono sia una zona trendy giusto per la nightlife, quindi risaliamo a bordo e ce ne andiamo alla Old Town.
La Città Vecchia di San Diego è il sito del primo insediamento europeo in California e proprio qui nel 1769 si insediaro gli spagnoli con il loro Presidio e i francescani della missione San Diego de Alcalà. Il quartiere ha una forte impronta messicana data dal fatto che il pueblo messicano qui prosperò negli anni tra il 1820 e il 1846.
Faccciamo un salto nel passato tra bazar, edifici originali o ricostruiti che nonostante il loro spiccato sapore “turistico” colpiscono i nostri occhi e la nostra immaginazione. Basta poco per immaginarsi messicani con il sombrero camminare tra le strade polverose della città. Fantastico.
La Chiesa Cattolica dell’Immacolata Concezione spicca tra le antiche costruzioni della Città Vecchia. Fu aperta al culto nel 1917 e una delle sue campane risale al periodo della missione dei padri francescani.
Il bello di San Diego è che in pochi minuti passi dai grattacieli al mare e dalla natura dei parchi ai siti storici. Fortunato chi ci abita!
Riprendiamo l’Old Town Trolley, passiamo per la Marina e prima di rientrare in hotel facciamo una sosta al centro commerciale che si trova ad Horton Plaza. Nel grande magazzino Macy’s acquistiamo qualche maglietta Ralph Lauren a $ 12 e a $ 20, usufruendo anche dello sconto del 10% riservato ai turisti che va chiesto o alla cassa o all’ufficio informazioni del negozio. Quanto ci piace fare shopping negli Stati Uniti.
Rientriamo in hotel con sorrisi smaglianti e con il cuore pieno d’amore per questa città. Con San Diego è stato amore a prima vista, un pò come ci capitò con San Francisco.
Questa sera ci aspetta una serata romantica. Una cena a bordo della nave Hornblower solcando le acque della baia.
Arriviamo trafelati alla biglietteria alle 18:55 ma il ragazzo ci dice che abbiamo sbagliato molo. La crociera parte puntuale alle 19 e per raggiungerla ci vogliono 10 minuti di camminata. Per fare prima ci consiglia di prendere un risciò a pedali. Noi fermiamo il primo che ci capita e solo dopo ci accorgiamo che si tratta di un anziano signore magrolino che però ci accoglie con entusiamo. Ci fa salire sul risciò e inizia a pedalare lentamente mentre ci sorpassano bici e persone a piedi. Cerchiamo di incitarlo ma arranca, i minuti passano e siamo quasi al limite, iniziamo a ridere come pazzi, sembra una di quelle gare alla Fantozzi con arrivo al fotofinish. Nonostante tutto riusciamo ad arrivare alle 19:05 mentre la nave sta per chiudere l’imbarco. Siamo salvi.
A bordo ci godiamo una vista mozzafiato sullo skyline,
un romanticissimo tramonto,
e una cena a base di pesce con tanto di cheescake che mangio solo io, per Valentina niente dolci, oramai la sua professione (nutrizionista) è per lei uno stile di vita. E brava Vale.
Dopo cena, non stanchi dell’intensa giornata, ci facciamo una passeggiata per Gaslamp Quarter, sono le nostre ultime ore a San Diego e vogliamo goderci questa città fino in fondo.
Andiamo a dormire verso l’1:30, in mattinata ci trasferiremo ad Anaheim (Orange County) ma ci ripromettiamo di tornare in questa città per conoscerla più a fondo.
Questo è il nostro video
Viaggio organizzato in collaborazione con Visit California e Master Consulting FL, le opinioni sono personalissime e non affatto influenzate dall’ente.
Un bel giorno di novembre apre per gioco il blog VoloGratis.org e si ritrova ad essere uno dei travel bloggers più seguiti e più influenti in Italia. Ama coccolare il suo bassethound Gastone, giocare con suo figlio Nicholas, cantare sia dentro che fuori alla doccia, suonare la chitarra e viaggiare per il mondo insieme alla sua famiglia. Odia fare la valigia e gli hotel con i bagni in comune. Per anni ha portato avanti la battaglia “più viaggi per tutti” non solo su VoloGratis.org ma anche su m2oradio, su Radio Capital, su Rai Radio 2, su Radio LatteMiele e sulle pagine de L'Huffington Post. Ogni tanto lo trovi in radio, in tv e su giornali. Il 18 maggio 2017 è uscito il suo primo libro "Professione Travel Blogger" disponibile in tutte le principali librerie italiane, anche online. La terza edizione, con il titolo "Professione Travel Blogger e Travel Influencer" è uscita a maggio 2022. Il 23 luglio 2020 è uscito il libro da lui curato dal titolo "In viaggio tra i borghi d'Italia". A fine giugno 2021 è stato pubblicato il suo libro "Passeggiate romane" tutto dedicato ai luoghi più insoliti, segreti e curiosi di Roma, con la prefazione di Lillo.