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Diari di viaggio

Thailandia del nord: diario di viaggio e itinerario dettagliato

Andrea Petroni 07/11/2019

Dopo un primo viaggio di un anno e mezzo fa che mi portò a scoprire Bangkok, le province di Trat, Chantanaburi, Rayong e l’isola di Koh Samet, sono tornato nel Paese dei sorrisi per un bel tour della Thailandia del Nord.

Avevo troppa voglia di tornare a Bangkok ma soprattutto di visitare Chiang Mai e Chiang Rai, antiche città ricche di storia e tradizioni millenarie.

Dopo aver raccontato il viaggio in diretta sul mio profilo Instagram Stories vologratis, sulla pagina Facebook VoloGratis.org e sul mio profilo Twitter, sono ora pronto a raccontarti tutto nel dettaglio qui sul blog.

THAILANDIA DEL NORD: RESOCONTO DETTAGLIATO DEL VIAGGIO E ITINERARIO

Primo giorno: Bangkok

Parto da Roma alle 13:55 con un volo Thai Airways che scorre liscio come l’olio tra un pranzo con riso e maiale piccante (buonissimo), un bicchiere di vino, un paio di film sul sistema di entertainment che funziona alla grande, un piccolo pisolino e una colazione.  Alle 5:45 atterro all’aeroporto di Bangkok.  Dopo il controllo passaporti e aver ritirato il bagaglio mi dirigo ad acquistare una sim thailandese che per 299 bath (circa € 8,90) mi permetterà di chiamare e ricevere durante tutto il viaggio, ma soprattutto di navigare su internet e accedere ai social.

Raggiungo l’hotel Holiday Inn Silom, mi riposo un pochino (il fuso orario tra l’Italia e la Thailandia è di 5 ore quando da noi è in vigore l’ora legale, e di 6 ore quando vige l’ora solare), mangio al ricchissimo buffet dell’albergo e sono quindi pronto per immergermi nella vita della capitale thailandese.

Devo essere sincero: l’impatto con Bangkok può essere inizialmente un po’ destabilizzante. Fa caldo e c’è tanta umidità (dipende comunque dal periodo, a tal proposito ti consiglio di leggere la guida quando andare in Thailandia), il traffico è molto peggio di quello di Roma alle ore di punta e c’è tanto smog. Però basta incontrare un paio di visi sorridenti, incrociare qualche tempio o qualche banchetto di street food per perdonarle il caos che regna in alcune sue zone.

La prima tappa la faccio al Wat Arun, il “Tempio dell’Alba” (così chiamato per la suggestiva colorazione che assume prima del sorgere del sole) adagiato sulla riva del fiume Chao Praya. Entro da una stradina laterale e non dal fiume. Dal vicolo inizio a intravedere delle guglie colorate ma quando mi ritrovo davanti al cancello d’ingresso rimango a bocca aperta davanti a tanta bellezza. Il Wat Arun è un complesso di templi buddisti la cui costruzione è iniziata intorno al 1650. C’è una guglia centrale (Prang) in stile khmer su cui ci sono scolpite scene del Buddha, statue mitologiche e scimmie. Intorno ci sono quattro Prang minori decorati con colori sgargianti. Accanto c’è la Sala dell’Ordinazione costruita nel XIX secolo presidiata da due statue giganti degli spiriti Yak, il tempio principale e altri piccoli edifici.

andrea petroni wat arun

wat arun bangkok

Con un battello attraverso il fiume e torno per la seconda volta (c’ero già stato nel mio precedente viaggio in questo Paese) al Wat Pho, il monastero buddista più antico di Bangkok, dove si trova la gigantesca statua del Buddha reclinato e dove ha sede la più antica scuola di massaggi Thai. Tra monaci in preghiera, gli edifici colorati del tempio e la grande statua dorata, si entra in una dimensione mistica che travalica ogni credo religioso e si respira pace nonostante i tanti turisti che visitano il complesso.

diario viaggio bangkok (7)

monaco wat pho

Vado poi a visitare il terzo tempio della giornata, il Wat Traimit (“Tempio del Budda d’Oro”), in cui si trova la statua di Buddha in oro massiccio più grande del mondo. Alta 2,5 metri senza piedistallo, pesa 5 tonnellate ed è tutta in oro massiccio. Facendo due calcoli in base al prezzo attuale dell’oro varrebbe circa 200 milioni di dollari, ma per la religione buddhista è fuori da qualsiasi valore commerciale. Ma lo sai come fu scoperta la sua composizione? Per caso! Sembrerebbe realizzata tra il XIII e il XV secolo e fino alla metà del XVIII secolo rimase in un tempio buddhista di Ayutthaya. Quando i birmani assediarono la città nel 1765 la statua fu ricoperta di stucco per nascondere il suo valore e così rimase per secoli. Fu poi trasportata in un tempio di Bangkok (il Wat Phrayakrai) ma quando questo fu demolito fu spostata nel Wat Traimit che però non aveva una sala tale da poterla custodire e fu quindi lasciata in un cortile. Nel 1955 fu costruito il tempio più grande e quando la statua stava per essere trasferita all’interno si ruppero i cavi che la sollevavano, la statua cadde e lo stucco frantumato rivelò il vero materiale con cui era stata realizzata: oro!

buddha oro bangkok

wat traimit

Bangkok si è già fatta perdonare per il suo traffico e per il caldo afoso, e con gli occhi colmi di bellezza torno in hotel per prepararmi per la serata.

Alle 19, a bordo di un tuk tuk – il veicolo a tre ruote simile a un’ape calessino – mi dirigo a Chinatown perché lungo Yaowarat Road e nelle vie adiacenti si tiene ogni sera uno dei mercati del cibo di strada più grandi e più importanti della città. Mangiare street food a Bangkok è praticamente d’obbligo, soprattutto se ci si vuole immergere nella cultura locale. Lungo la strada incontro centinaia di banchetti che preparano ogni tipo di cibo: carne, pesce, zuppe, frutta, dolci e anche insetti. Vorrei assaggiare tutto poi però opto per una ciotola di riso con anatra laccata, spiedini di maiale, pad thai (pasta di riso saltata in padella con verdure, uova e gamberetti) e una bottiglia di birra Chang. Mangio bene e spendo 230 THB, meno di € 7.

street food bangkok

insetti street food bangkok

Come prima giornata thailandese non mi posso proprio lamentare. Ho fatto il carico di bellezza e posso andare a dormire sereno.

Secondo giorno: Bangkok e Chiang Rai

Dopo una bella colazione in hotel (sì, sono un fanatico delle colazioni in albergo e ci rimango male quando non soddisfano le mie aspettative), alle 8 sono pronto per uscire e raggiungere il Royal Grand Palace, il Palazzo Reale che avevo già visitato nel 2018. Un complesso di edifici la cui costruzione iniziò nel 1782 e che si estende su 220.000 metri quadrati. Fu residenza del re fino al 1946 mentre ora riveste solo un ruolo di rappresentanza. Statue giganti in oro, edifici reali e templi catturano per il loro sfarzo, poi c’è il Wat Phra Kaew (Tempio del Buddha di smeraldo) – il tempio buddista più sacro della Thailandia – in cui è conservata e venerata la statua del Buddha seduto, alta 45 cm e realizzata secondo la leggenda nel 43 a.C.

palazzo reale bangkok

palazzo reale bangkok 3

palazzo reale bangkok 2

È ora arrivato il momento di recarmi all’aeroporto, salutare Bangkok e trasferirmi a Chiang Rai. Un volo Bangkok Airways mi conduce in poco più di un’ora nella Thailandia del Nord. Mi sistemo al Mantrini Hotel, mi rilasso per un paio d’ore in piscina, mi concedo una bella cenetta presso il Chivit Thamma Da, sulle rive del fiume Kok, e poi un po’ di shopping nel mercato serale (aperto dalle 18 alle 22) in cui gli artigiani locali vendono le loro produzioni. Non resisto alla tentazione e compro delle scarpette fatte a mano per mio figlio Nicholas che sta per compiere 5 mesi.

Rientro in hotel con il tuk tuk e sprofondo sul letto con un pensiero fisso in testa: finalmente domani andrò nel Triangolo d’oro.

Terzo giorno: Chiang Rai e il Triangolo d’oro

Anche oggi sveglia presto, i posti da visitare sono tanti e uno più affascinante dell’altro.

La prima sosta la faccio al Triangolo d’Oro, il luogo in cui il fiume Ruak confluisce nel Mekong e in cui la Thailandia incontra il Laos e la Birmania, tristemente noto nei decenni scorsi per il traffico internazionale dell’oppio.

andrea petroni vologratis triangolo oro

triangolo oro

Dall’alto del punto panoramico, con un Buddha gigante che osserva tutta la situazione, parte una passeggiata che porta al tempio Wat Phra That Doi Pu Khao, uno dei più antichi del Paese. Una lunga scalinata in pietra con serpenti Naga conduce alla base della collina dove – sulle rive del fiume – si trova una statua gigante di Buddha. In questo Paese la presenza religiosa è molto forte, il misticismo pervade ogni luogo e sembra che la vita di ciascuno degli abitanti sia strettamente legata e scandita dagli insegnamenti religiosi.

Wat Phra That Doi Pu Khao

Il cibo tradizionale della Thailandia del Nord è il Khao Soi, una zuppa al curry con latte di cocco e spezie, spaghetti di riso e mais e pezzi di pollo, e io devo assolutamente assaggiarlo, anche perché adoro il pollo. Vado a mangiarlo nella Ahsa Farm Stay a Mae Salong, però prima visito la fattoria in cui viene coltivato il riso, dove si estrae dagli alberi il caucciù, e dove grossi bufali aiutano nel lavoro dei campi. È tutto così suggestivo, soprattutto quando il figlio del fattore aiutato dalla sua bellissima bimba mi prepara il Som Tam, l’insalata di papaia, un altro piatto tipico thailandese, con papaia verde tagliata alla julienne, zucchero di palma, fagiolini, lime, arachidi tostate, salsa di pesce, aglio e tanto peperoncino. Nel mio primo viaggio in Thailandia rimasi scottato dalla sua piccantezza, e quindi questa volta l’ho subito chiesta poco piccante. Osservare il ragazzo prepararla con movimenti lenti e delicati mentre la figlia lo guarda con occhi pieni d’amore fa assumere a quell’insalata un sapore del tutto speciale.

preparazione insalata papaia

Ora sono pronto a gustarmi il Khai Soi seduto sotto a un gazebo in legno nel bel mezzo della risaia, che mi viene portato a spalla con un bilanciere alle cui estremità si trovano i contenitori: uno con gli spaghetti e l’altro con la zuppa. Il Khao Soi è di una bontà unica!

khao soi 2

khao soi

andrea petroni risaia

Sazio e soddisfatto saluto la splendida famigliola e mi dirigo nella tappa più assurda della giornata, anzi dell’intero viaggio: il Wat Rong Khun conosciuto anche come Tempio Bianco.

tempio bianco chiang rai

Arrivato al suo cospetto vengo ammaliato dal colore bianco candido che simboleggia la purezza, e dagli scintilli degli specchietti che rappresentano la saggezza. La sua costruzione è iniziata nel 1997 sul progetto dell’artista thailandese Chalermchai Kositpipat e ancora oggi non è del tutto completata. Il tempio appare come una nuvola su uno specchio d’acqua artificiale, lo si raggiunge percorrendo un ponticello che serve a lasciarsi dietro le tentazioni, ma quando si entra nell’edificio sacro si resta disorientati dagli affreschi presenti sulle pareti: scene di vita del Buddha si mescolano a miti del mondo contemporaneo e appaiono personaggi come Freddy Krueger e Bin Laden che simboleggiano la malvagità umana, ma anche Michael Jackson, Harry Potter, i Pokemon e altri che servono a disorientare lo spettatore. Stupefacente, peccato che dentro non si possano scattare foto altrimenti ti avrei mostrato gli affreschi, vorrà dire che dovrai andarci di persona e ammirarli con i tuoi occhi.

Mi rimetto in marcia verso Chiang Mai facendo prima una sosta nel villaggio dell’etnia Lahu con case costruite in bambù di cui molte con il tradizionale tetto in foglie essiccate di cogon.

Arrivo a Chiang Mai all’ora di cena, lascio la valigia nella mia camera al The Empress Premiere Hotel e nonostante la stanchezza  vado a piedi nel grande mercato notturno in cui vendono di tutto, dal cibo all’abbigliamento. Il bazar è enorme e bisogna sempre contrattare sul prezzo: i venditori sparano quasi sempre al turista una cifra alta, per poi diminuirla dopo un po’ di contrattazione.

Un’altra bella giornata thai volge al termine, domani visiterò Chiang Mai, l’antica capitale che conta quasi 300 templi buddisti. No, no, non li visterò mica tutti!

Quarto giorno: Chiang Mai

Piove ma ciò non scombina i miei piani.

Inizio la visita di Chiang Mai, l’antica capitale del Regno Lanna, dal Tempio d’Argento, il Wat Sri Suphan eretto circa 500 anni fa e impreziosito da intarsi in argento. Proprio l’attività dell’intarsio e della battitura dei metalli è oggi più viva che mai grazie agli artigiani che nei secoli si sono tramandati questa arte. Mi fermo ad osservare un artista che fonde il metallo colandolo negli stampi e poi mi dirigo alla sala del culto. Tutto è ricoperto di argento e alluminio, e le gocce d’acqua che cadendo sul tetto creano particolari riflessi rendono il complesso incredibilmente suggestivo.

tempio argento chiang mai

La pioggia smette di scendere dal cielo e così vado al Wat Chedi Lueang, un importante tempio dove si trova il più grande Chedi di tutta la regione Lanna, costruito nel XIV secolo, e vari edifici di culto con le abitazioni dei monaci. Il colpo d’occhio è emozionante, sembra di entrare in una cartolina vivente: le rovine del Chedi, i templi e i monaci con il loro saio arancione che passeggiano. Non sembra nemmeno di essere in una città.

wat chedi lueang

 

monaco Wat Chedi Lueang (2)

A proposito di monaci, qualche secolo fa un monaco di nome Phra Intha fece ritorno a Chiang Mai portando con sé un ombrello di carta che aveva utilizzato per ripararsi dal sole durante i lunghi esercizi spirituali e di meditazione nella foresta. Da quel momento la comunità monastica si fece promotrice della produzione degli ombrelli con il telaio in legno e con la copertura in carta di gelso, e oramai da secoli nel villaggio di Bo Sang questa tradizione si tramanda di padre in figlio. Per prima cosa assisto alla realizzazione dei fogli di carta dalla polvere di gelso lasciata essiccare al sole per due ore, poi alla realizzazione dei telai e infine alla decorazione. Ciò che mi impressiona è la compostezza e la serenità con cui cui lavorano gli anziani, spesso seduti in posizioni per noi occidentali scomodissime.

lavorazione ombrelli bo sang

andrea petroni ombrellini thailandesi

Dopo un pranzo in un ristorante tipico di Chiang Mai vado sul monte Doi Suthep che domina la città e che sale fino a 1600 metri di altezza. A quota 1000 metri si trova il Wat Phrathat Doi Suthep, uno dei luoghi di culto più importanti della Thailandia, che secondo la leggenda fu costruito nel luogo in cui si fermò un elefante bianco che portava sul dorso una reliquia del Budhha, reliquia che fu poi sepolta dove oggi si trova il Chedi dorato. Per raggiungerlo salgo 300 gradini e la fatica della scala viene ripagata immediatamente dal colpo d’occhio che mi si apre davanti. C’è un primo spiazzale con tempietti e una terrazza panoramica sulla città e sull’aeroporto, e poi un’area sacra al secondo livello a cui per accedere bisogna togliere le scarpe (nei templi buddhisti si entra rigorosamente scalzi). Il Chedi dorato si trova proprio lì e abbaglia con la sua lucentezza spirituale, i pochi turisti si mescolano ai tanti fedeli e mi sento quasi in imbarazzo nell’intralciare in qualche modo le loro preghiere.

andrea petroni al Wat Phrathat Doi Suthep

Wat Phrathat Doi Suthep

La Thailandia del Nord ha una spiritualità che valica ogni credo, che accoglie in un grande abbraccio anche ai credenti di altre religioni in un messaggio forte di pace e di fratellanza.

Per cena mangio dell’ottimo pesce alla griglia al mercato notturno di Chiang Mai (per mangiare c’è l’imbarazzo della scelta), acquisto qualche ultimo souvenir e poi vado a nanna.

Quinto giorno: Doi Inthanon National Park e rientro a Bangkok

La maggior parte di noi quando pensa alla Thailandia immagina il mare, peraltro stupendo, ma ci sono anche montagne ricoperte di fitta vegetazione in cui fare trekking.

Oggi farò un trekking leggero e adatto a tutte le età nel complesso montuoso del Doi Inthanon, a poco più di un’ora di automobile da Chiang Mai, una zona ricca di villaggi tribali in cui si trova anche la vetta più alta del Paese a 2600 metri di altezza.

signora al Doi Inthanon National Park

Accompagnato da una guida esperta di etnia Karen ripercorro un sentiero che fino a qualche tempo fa veniva utilizzato dagli abitanti locali per spostarsi da un villaggio all’altro, percorso che spesso richiedeva più giorni di cammino e soste notturne in grotte mangiando pesce e riposando su un giaciglio di fortuna.

La foresta mi accoglie con la sua melodia; gli uccelli, il fruscio delle foglie e il movimento di animali che non si lasciano vedere dall’uomo formano il più bel coro di voci al mondo.

serpente al Doi Inthanon National Park

Mi abbandono a quelle onde sonore ed entro in contatto con madre natura. L’occhio vigile della guida mi mostra un serpentello verde velenoso, lucertole simili a piccole iguane, erbe medicinali, piante di caffè, giganteschi bambù da cui loro prendono i vermetti per cuocerli e mangiarli come snack, e di colpo mi ritrovo di fronte a una potentissima cascata su tre livelli. Gli schizzi d’acqua vogliono riportarmi alla realtà, ma io mi oppongo, almeno per oggi voglio solo il contatto fisico e mentale con la natura.

cascata al Doi Inthanon National Park

Dalla cascata mi ritrovo al cospetto di una risaia terrazzata irrigata grazie a un sistema di canalizzazione dell’acqua, scorgo qualche casetta, poi un villaggio.

monaco al Doi Inthanon National Park

Termino la visita di fronte alle cascate Watchirathan, mangiando del pesce cotto alla griglia.

Rientro in hotel per una doccia, prendo la valigia e vado in aeroporto, il viaggio sta volgendo al termine ed è ora di tornare a Bangkok.

Sesto giorno: la partenza da Bangkok

La giornata di oggi è caratterizzata da una convention organizzata dall’ente del turismo thailandese, dove tour operator e agenti di viaggio raccontano le loro esperienze in zone diverse dal Paese. Ascolto, osservo e annoto tutto con grande interesse, cercando di prendere spunto per un prossimo viaggio thailandese, perché come dice il proverbio “non c’è due senza tre”.

A mezzanotte in punto l’aereo Thai Airways decolla dalla capitale ponendo fine a questa esperienza nel Paese dei sorrisi che ha cementato il mio amore nei confronti di questa terra.

Ciao Thailandia, questo è solo un arrivederci!

viaggio realizzato in collaborazione con l’Ente del Turismo Thailandese

Musica video: https://www.bensound.com/

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